Sono divisi i professori dell'Istituto professionale Luigi Einaudi di Roma sull'ingresso nel corpo docenti di Giovanni Scattone, l'ex assistente di filosofia del...
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Scattone, che si è sempre dichiarato innocente, ha superato il concorso del 2012, e può tornare in cattedra dal momento che la Suprema Corte ha stabilito, a suo tempo, che non venisse applicata la pena accessoria di interdizione all'insegnamento. Nel 2011 aveva suscitato clamore la notizia di una sua supplenza al liceo scientifico Cavour, stesso istituto frequentato da Marta Russo, tanto che alla fine aveva rinunciato. Ora, la cattedra all'Einaudi.
Scattone ieri ha partecipato al collegio docenti. «Ci ho scambiato giusto due parole - racconta all'Adnkronos una delle insegnanti dell'Istituto che preferisce rimanere anonima - Sembrava sereno, sorridente. Parlava di lavoro con gli altri professori come se niente fosse». La questione, aggiunge, è che «al di là se sia bravo o meno come insegnante, ad alcuni di noi pare poco opportuno proporre come educatore a dei ragazzi delle superiori una persona con quel trascorso. Infondo, ci sono tanti lavori che si possono fare».
«È anche per i ragazzi la perplessità - spiega la professoressa - Non so come la prenderanno, vedremo. Dal mio punto di vista, c'è il rischio che come insegnante possa essere poco autorevole, che possa essere messo in discussione dai suoi studenti, magari non considerato un modello». «Certo - sottolinea - poi c'è anche chi ritiene che, avendo saldato il suo conto con la giustizia, Scattone non vada giudicato e che sia nel pieno diritto, anche di insegnare. Staremo a vedere come reagiranno le famiglie».
«È assurdo che Giovanni Scattone continui ad insegnare».
Sta sollevando polemiche anche tra i genitori degli studenti dell'Einaudi la cattedra assegnata a Giovanni Scattone. Insegnerà psicologia e tecnica delle comunicazione, e avrà una sorta di impegno 'part time': 12 ore settimanali invece che 18. «Il corpo docente e la preside dell'Istituto stanno vivendo momenti di grave disagio e imbarazzo - racconta all'Adnkronos una delle insegnanti dell'Istituto - anche perché è una situazione che siamo costretti a subire senza aver fatto niente prima né poter fare nulla ora. A prescindere dalla persona, su cui non mi sento in diritto di dare alcun giudizio, è chiaro che la situazione è complicata e se i genitori continueranno a lamentarsi il Provveditorato in qualche modo dovrà intervenire». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero