È un nuovo botta e risposta quello che ha contrapposto oggi all'Aja l'Italia all'India sulla vicenda dei marò. Davanti al Tribunale arbitrale che...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Non solo: uno dei legali del team internazionale di parte italiana, Sir Daniel Bethlehem, ha invitato i 5 giudici del Tribunale a considerare la possibilità di imporre anche alcune «condizioni» al rientro di Girone, come il ritiro del suo passaporto una volta rimpatriato e il divieto di viaggiare all'estero senza permesso. Dall'udienza di agosto 2015 al Tribunale del mare di Amburgo, i toni sia italiani che indiani appaiono comunque sfumati: dalle dichiarazioni in aula, così come dalle memorie scritte, sono sparite parole riecheggiate in quei giorni come «assassini» o «ostaggi». E anche da Bruxelles segnali di «disgelo» arrivano dal vertice Ue-India, dove era previsto che il caso marò avesse uno spazio centrale, poi riflesso nel documento finale congiunto. Da un canto, si legge, «l'Ue condivide la preoccupazione dell'Italia per una rapida soluzione della prolungata restrizione della libertà per i due marò», dall'altro l'India «sottolinea la necessità che sia resa la dovuta giustizia alle famiglie dei pescatori indiani uccisi».
Entrambe le parti hanno poi «espresso la loro fiducia nella procedura di arbitrato in corso».
Il Messaggero