Ha vissuto tutta la vita sotto le luci della ribalta, ma per la morte, quella morte dolorosa che l'ha stroncata a poche ore dall'inizio dell'anno, Marina Ripa di Meana...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I RICORDI
«È stata un personaggio di passaggio d'epoca - dice ora di lei Vittorio Sgarbi, con il quale ha avuto un rapporto non facile - Ha rappresentato un caso interessante di femminismo non classico, non antagonista al maschio. Il modo migliore per piegare un uomo è sedurlo e Marina è riuscita a essere femminista sottomettendo i maschi».
Il critico d'arte ricorda, poi, quando lei gli versò addosso la pipì, «piscio d'artista», lo aveva apostrofato. E tutto perché non aveva voluto esporre una sua foto. «Era parte della sua natura provocatoria che non alterava il suo temperamento giocoso e divertente - ricorda ancora Sgarbi - Era una donna voluttuosa e decadente. Poi ci siamo riappacificati. Ci vedevamo tranquillamente e sapevo che stava male. Era bella - sottolinea - Ha rappresentato una fase evoluta della femme fatale. È riuscita a rovesciare le parti uomo-donna in un momento in cui la parità era molto complessa. Adesso le donne che fanno quello che vogliono. Lei è stata uno dei primi casi».
Quante battaglie nella sua vita, sempre borderline tra eccessi, esibizionismo e senso civico. Nella sua vita sempre in movimento, si è occupata anche di realizzare una collezione di pellicce ecologiche, altro impegno sociale.
LE BATTAGLIE
Dagli anni Novanta, infatti, aveva partecipato a svariate campagne contro lo sterminio dei cuccioli delle foche, contro l'uso per moda e vanità delle pelli e delle pellicce, contro le corride, contro gli esperimenti nucleari francesi nell'atollo di Mururoa. Fervente ambientalista, aveva posato completamente nuda contro l'uccisione degli animali da pelliccia. Nella foto che fece scalpore nel 1996 posava con le braccia incrociate e la scritta, all'altezza delle cosce, «l'unica pelliccia che non mi vergogno d'indossare». In quella occasione, Marina la provocatrice aveva detto di sentirsi «come Lady Godiva contessa di Coventry che attraversò quella città nuda, a cavallo, per difendere i sudditi dalle troppe tasse. Io offro la mia immagine nuda per difendere e proteggere tutti gli animali». Le foto del suo nudo integrale apparvero su manifesti di sei metri per tre, a Milano e a Roma. E fu ancora scandalo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero