Componeva e suonava, ispirata dalle musiche di tutto il mondo. E per condividere la sua arte con il resto del mondo sognava da tempo di girare il pianeta. Ma l'avventura che...
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Poi la prima tappa, il Costa Rica: «È arrivato il momento della natura piena. Costa Rica, vita pura». Pura e intensa, come l'emozione di passeggiare sulla spiaggia sferzata dall'oceano, all'alba: un'emozione che le è stata fatale. Il suo cadavere, lambito dalle onde sul bagnasciuga, è stato trovato una settimana fa sulla spiaggia del Carmen, a Santa Teresa del Cobano, sull'Oceano Pacifico. I suoi aguzzini, dopo averla minacciata e violentata, l'hanno trascinata in mare e affogata: una sorte che poteva toccare anche a una ragazza britannica, con cui Maria aveva fatto amicizia in viaggio, che invece è riuscita a divincolarsi da quel gruppo di uomini - forse due - che volevano rapinarle: minacciosi, sessualmente aggressivi e violenti.
L'amica britannica è riuscita ad allertare un uomo della sicurezza, ma sono trascorse ore prima che il mare riportasse a riva il corpo di Maria. Che, pure essendo figlia di un Paese come il Messico, in cui le donne vittime di violenza e femminicidio non si contano più, aveva scelto l'avventura in solitaria. «Viaggiare da sole non dovrebbe essere un pericolo», è stata la reazione dei suoi amici sui social network, ripresa dal movimento femminista latinoamericano 'Ni una menos' (Nemmeno una di meno) e rimbalzato in tutto il mondo sui social e sui media. Come è rimbalzata la notizia di una veglia e della 'Marcha en blanco«, piena di rabbia e commozione, celebrata la scorsa notte con la presenza - stando ai media locali - di centinaia di persone, locali e straniere, sulla spiaggia di Santa Teresa, con un disperato messaggio audio della mamma di Maria.
Le spoglie di Maria sono state restituite alla famiglia in Messico e nel frattempo la polizia costaricana ha fermato due uomini sospetti, uno dei quali - fa sapere il quotidiano The Costa Rica Star - è stato rilasciato per mancanza di prove.
Il Messaggero