Il «la» alla giornata più calda del governo gialloverde, lo suona Luigi Di Maio. Un vero governo del cambiamento, dice, non può fermarsi davanti ai...
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Ma se da settimane non ha perso occasione per richiamare Cinquestelle e la Lega al rispetto dei conti pubblici nella stesura della manovra, ieri ha voluto rammentare alla maggioranza i propri doveri istituzionali. E il ministro dell'Economia lo ha fatto nella mattinata ospite di Confcommercio, a ventiquattr'ore dalla presentazione della nota di aggiornamento al Pil, sui cui numeri ancora si discute nel fronte gialloverde. Proprio mentre i partiti di maggioranza gli destinavano non poche pressioni perché nel 2019 il deficit Pil sfondi la quota del 2 per cento, contro lo 0,9 concordato lo scorso anno in Europa dal governo Gentiloni. Davanti alla platea dei commercianti Tria è apparso stanco, ma anche molto deciso. Le tensioni nel governo potrebbero far slittare il Def, il cui esame è previsto nel consiglio dei ministri di oggi.
IL SENSO
Non a caso, ha anche aggiunto per chiarire il senso del suo discorso: «Ovviamente ognuno può avere una visione dell'interesse della nazione è questa la responsabilità dei ministri. Come si dice in scienza e coscienza, cercare di interpretare bene questo mandato. Stiamo cercando di farlo, di trovare questo mix di politiche che mostri a tutti che bisogna avere fiducia nell'Italia, non solo nei conti pubblici ma nella crescita e negli investimenti». Parole nelle quali qualcuno ha anche letto un riferimento alle polemiche innescate dopo le dichiarazioni di Rocco Casalino, che in un messaggio aveva parlato di dirigenti del Mef da spazzare via. Guardando alla manovra, non a caso, Tria si è soffermato più sulla logica che sta accompagnando il suo lavoro che sui provvedimenti in sé. In primo luogo ha spiegato che è prioritario non spaventare i mercati, perché l'obiettivo è «una manovra di crescita ma che non crea dubbi sulla sostenibilità del nostro debito». L'imperativo è fare «crescita nella stabilità finanziaria. I due aspetti non possono essere separati, non c'è crescita nella instabilità».
In quest'ottica le proposte dei partiti - «Non ho sentito richieste non condivisibili, si è affrettato a spiegare - vanno attuate ma «volta per volta». Altra stella polare del ministro è «affrontare la questione sociale». In questa ottica «il primo impegno della manovra è impedire un aumento della pressione fiscale e quindi disinnescare le clausole Iva». Un impegno che è stato sufficiente a fargli strappare un lungo applauso dalla platea di Confcommercio. Poi il ministro è passato al reddito di cittadinanza. Che «al di là delle etichette, va nella direzione di permettere più facilmente le trasformazioni del tessuto produttivo che creano problemi transitori nel tessuto sociale». Quindi deve essere uno strumento di outplacement, di riconversione dei lavoratori in crisi, non un semplice sussidio. Contemporaneamente si devono superare «le difficoltà di applicazione della legge Fornero» per agevolare il turn over, per «accelerare l'uscita dalle imprese di personale molto anziano per fare entrare giovani con competenze diverse, perché c'è un problema di competenze». Secondo Tria tranquillizzando i mercati e affrontando la questione - soltanto così si potrà rilanciare la ripresa. L'importante, conclude il ministro dell'Economia, è che «tutte le misure della manovra siano attuate con gradualità».
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Il Messaggero