«Mia moglie e il mio bimbo di 14 mesi abbandonati dai militari con l'auto nel fango». L'Esercito: «Non è vero, l'abbiamo aiutata»

«Mia moglie e il mio bimbo di 14 mesi abbandonati dai militari con l'auto nel fango». L'Esercito: «Non è vero, l'abbiamo aiutata»
MANIAGO - «Hanno abbandonato mia moglie e mio figlio di soli 14 mesi nei pressi del guado di Vivaro: è un fatto gravissimo perché i protagonisti sono militari...

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MANIAGO - «Hanno abbandonato mia moglie e mio figlio di soli 14 mesi nei pressi del guado di Vivaro: è un fatto gravissimo perché i protagonisti sono militari in servizio». La denuncia è di un uomo di Maniago che ha scelto Il Gazzettino per raccontare quanto accaduto nel pomeriggio di martedì, attorno alle 15.


«I miei cari si stavano dirigendo verso Rauscedo convinti che il guado fosse stato riaperto dopo le piogge della scorsa settimana - spiega il maniaghese - Invece c'era ancora la sbarra che bloccava l'accesso. Per questo mia moglie, avendo anche il bimbo in auto, non ci ha pensato un attimo e ha fatto retromarcia, a differenza di molti che vanno avanti per evitare di fare 20 chilometri in più. Nella manovra è finita con un paio di pneumatici nel fango. Era prigioniera: l'auto non si muoveva più».

La donna ha cercato a lungo di mettersi in contatto al telefono con il consorte, fino a che si è materializzato un mezzo dell'Esercito. Dal veicolo sono scesi quattro militari: «È accaduto l'impensabile - racconta l'uomo - solo uno di loro ha provato in ogni modo a disincastrare l'auto di mia moglie. Si è adoperato moltissimo: ha tentato con uno spessore sotto la gomma, ha abbozzato qualche manovra con il volante. Nulla da fare. Incredibilmente, gli altri tre non hanno prestato alcun aiuto, sebbene in auto ci fosse anche un piccino spaventato. C'era anzi una donna che continuava a sollecitare la partenza per raggiungere la loro meta, rifiutandosi di fornire il cric o una corda per il traino. Risultato? A malincuore il militare dall'animo gentile ha dovuto arrendersi e ha riferito a mia moglie che avrebbe dovuto telefonare a un carro attrezzi. La jeep è ripartita oltrepassando la sbarra e dirigendosi nel greto del torrente».

La donna, a quel punto, si è fatta prendere dallo sconforto: non riuscendo a mettersi in contatto con il marito per sapere a quale professionista affidarsi per il recupero, ha composto il 112. «I vigili del fuoco - ha fatto sapere il cittadino maniaghese - appreso che in auto c'era un bimbo si sono precipitati sul posto e in due minuti hanno liberato mia moglie. Come? Semplicemente spingendo la vettura in quattro. Non so come ringraziarli perché mia moglie si era fatta prendere dal panico e si era messa a piangere al telefono con loro». Per quanto riguarda i militari, l'uomo che ha fatto la denuncia si aspetta un procedimento disciplinare. 
 

«Al di là di un accesso vietato al guado di Santa Maria di Murlis - spiega l'Esercito in una nota -, interdetto al transito per le precipitazioni dei giorni precedenti, la signora è stata soccorsa da tutti e quattro i militari della Brigata “Ariete”, che sopraggiungevano in zona a bordo di un veicolo leggero da ricognizione (VM 90), in rientro da un’attività in poligono. I militari, nonostante i numerosi tentativi, protrattisi per circa un’ora, non riuscivano nell’intento di rimettere in marcia la vettura, per cui invitavano la signora a chiamare dapprima il Soccorso Stradale (opzione questa che veniva rifiutata dalla stessa) e successivamente il numero di emergenza pubblica. In particolare, dopo aver assistito la signora nella chiamata, comunicando la posizione esatta, il più alto in grado dei militari dell’Ariete, accertatosi che la signora si fosse calmata, che il bambino a bordo fosse in sicurezza e che non ci fossero problemi per la loro incolumità, preso atto dell’imminente intervento dei Vigili del Fuoco, dava disposizione di lasciare il posto per continuare i servizi in sede. Vale la pena di ricordare come il personale della Brigata "Ariete" sia da sempre impegnato, oltre a svolgere i propri compiti istituzionali, a prestare immediato soccorso alla popolazione in difficoltà e lo attestano i numerosi riconoscimenti ottenuti sia in occasione di gravi calamità naturali, come di episodi minori. Vedasi, a titolo di esempio, il recente salvataggio operato da alcuni militari, di un anziano in pericolo di vita per la caduta in un fosso, verificatosi lo scorso mese di agosto a Morsano al Tagliamento». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero