Alla parola “attentato” il mondo va in subbuglio, e la rete pure. Retweet e condivisioni viaggiano ad alta velocità per provare a capire cosa sta accadendo...
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Siamo abituati alle bufale sul web ma non sempre siamo in grado di distinguerle. Soprattutto in momenti di tensione. Ecco perché sui social sono stati diffusi inviti a desistere dal “retweet selvaggio” perché un tweet non è solo un tweet quando di mezzo ci sono persone ancora in attesa di sapere quale sorte è toccata ai loro cari. Dopo l’esplosione alla Manchester Arena sono apparse sul web notizie false e foto alterate o decontestualizzate che, però, hanno fatto salire l’asticella della paura.
La prima bufala rifuarda l’uomo armato al Royal Oldham Hospital, a otto chilometri di distanza dal luogo del concerto. A pochi minuti dall’aggressione del kamikaze, alcuni profili su Facebook hanno dato l’allarme e il Daily Star e il Daily Express hanno rilanciato la notizia che solo dopo si è rivelata falsa.
Poi ci si mettono i troll a scatenare il panico: alcuni, infatti, hanno diffuso la foto di un ragazzo qualunque indicandolo come disperso. Stessa sorte per un bimbo che, nell’immagine pubblicata sui social, interpretava un ragazzino down per una pubblicità e invece sui media si parlava di lui come disperso nell’attentato.
Sempre in tema foto, è rimbalzata da un profilo all’altro lo scatto di Ariana Grande ferita sul volto. In realtà la pop star è illesa e quell’immagine risale al backstage di un suo video, “Scream Queens”. I fan l’avranno riconosciuta ma chi non segue la cantante, ovviamente, ha pensato che anche lei fosse stata colpita dal kamikaze.
E poi il mosaico dei volti dei dispersi diffuso anche da alcuni siti d’informazione. Ma è bastato poco per accorgersi che il collage era stato fatto a casaccio dal momento che comparivano anche i visi di alcuni famosi youtubers (o di loro parenti) e del fondatore di 4Chan (un forum on line). Un’altra immagine che ha veicolato false informazioni mostrava poi corpi riversi a terra e sanguinanti, ma non si trattava dell'interno della Manchester Arena. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero