Una festa a suon di note per dire no alla paura e no al terrorismo. Così doveva essere il concerto-evento che ieri sera ha fatto tornare a cantare Manchester a nemmeno due...
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Il live di beneficenza, in una città e in un Paese blindati, si è svolto sotto una sorveglianza addirittura maniacale allo stadio del cricket di Old Trafford. Maniacale, eppure giustificata, con controlli efficaci lungo tutto 'l'anello d'acciaiò creato già attorno all'impianto. Su ogni spettatore e su ogni zainetto. Ma un volta dentro, il concerto ha ritrovato l'atmosfera di uno spettacolo autentico. Se non come gli altri, quasi. La stessa atmosfera che si respirava alla Manchester Arena il 22 maggio, allo show di Ariana Grande - giovane stella delle scene Usa diventata popolare in questi anni fra ragazze e ragazzi di tutto il mondo grazie alla tv e poi alla musica - prima che all'uscita Salman Abedi, 22 anni, coetaneo di tanti fan e figlio britannico di ex rifugiati politici islamici libici, si facesse esplodere fra la folla causando la carneficina. Stavolta l'unico boato è stato invece quello degli altoparlanti. E le uniche grida, quelle d'entusiasmo del pubblico.
Un entusiasmo che ha raggiunto il clou quando sul palco é tornata proprio Ariana, promotrice di questo evento di solidarietà. Con i pantaloni stracciati di ordinanza, una felpa bianca con su su scritto in rosa 'One Love Manchester', un corpo di ballo scatenato e le sue hit: cantate a squarciagola anche dalla platea. È stato il momento in cui il rosa, che colorava il gigantesco cartellone con le coordinate dei conti bancari e delle linee telefoniche per le donazioni alle famiglie delle vittime del terrore, ha preso definitivamente il sopravvento: in un tripudio di festoni e coriandoli a tinte confetto. Sorrisi, abbracci, emozione e lacrime.
Una festa, appunto, e un incoraggiamento a «superare i momenti difficili insieme», come ha detto in apertura il sindaco-governatore della città, Andy Burnham.
Il Messaggero