Amava cani e gatti in maniera smisurata. Li adorava a tal punto che quando una settimana fa ha visto su un giornale l'annuncio di una famiglia alla ricerca di qualcuno che si...
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La donna era stata bene felice di poter prendere con sé l'animale, al quale si era ben presto affezionata. Lo chiamava il “mio bambinone” e non era trascorso un solo giorno in cui le sue attenzioni non fossero state dedicate a lui. I proprietari del cane le avevano assicurato che era docile, buono e amava giocare con i bambini. Poche parole che sono bastate per scioglierle il cuore. Non si è nemmeno chiesta perché quella famiglia non avesse voluto un solo dollaro in cambio: tutto ciò che le interessava era che quella creatura non finisse nelle mani sbagliate.
Così, una volta portatolo a casa, aveva iniziato ad accudirlo. Mercoledì stava pulendo la cuccia del cane quando, per ragioni inspiegabili, è stata azzannata alle spalle dall'animale che l'ha sbranata. La sorella di Suzanne ha provato a salvarla, ma quando si è avvicinata è stata attaccata anche lei. Quando i medici del Sentara Norfolk General Hospital sono giunti sul posto per portala in ospedale hanno subito capito che la sua era una condizione disperata: a nulla sono valsi i tentativi di tenerla in vita e Suzanne è morta per le ferite riportate.
Adesso la famiglia della donna è a caccia della verità. «Credo che quella famiglia abbia avuto problemi con il cane, non sapeva come gestire la cosa e stava solo cercando di sbarazzarsene – ha detto a WVEC Randy Brown, patrigno della vittima – Ha trovato Suzanne che adora gli animali e che non ci ha pensato due volte a prendersene cura. Penso che queste persone siano responsabili della sua morte». Lo sceriffo Eric Tilley ha fatto sapere che un'indagine è stata aperta, mentre il cane, preso in custodia, è stato abbattuto giovedì.
«Non guardate alla razza. Non sopporto quando la gente esprime odio nei confronti dei pitbull – ha scritto Cheyenne, una delle figlie della vittima - Qualsiasi cane può attaccare e lui era molto affettuoso. Mia mamma lo chiamava il suo bambinone». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero