«Così non scorderai la mia voce», i messaggi di mamma Elisa per Alice prima di morire

Elisa con la sua piccola Alice
Il suo cruccio era di non poterla più prendere in braccio. Ma il male le stava togliendo ogni forza. Così Elisa aveva iniziato a scrivere. Bigliettini che nascondeva...

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Il suo cruccio era di non poterla più prendere in braccio. Ma il male le stava togliendo ogni forza. Così Elisa aveva iniziato a scrivere. Bigliettini che nascondeva negli angoli della casa, sicura che prima o poi sarebbero stati trovati. E poi due interi quaderni di pensieri e ricordi per sua figlia. Il suo dolore più grande era proprio quello di non poter fare la mamma. «Era terrorizzata dal fatto che la bambina potesse perdere il ricordo della sua voce. Per questo aveva iniziato a incidere dei messaggi vocali. Finché non è entrata in coma». A due giorni dalla scomparsa della moglie, che ha chiuso gli occhi per sempre alla casa dei Gelsi dopo aver combattuto contro un tumore al seno, Alessio Vincenzotto è ancora coraggiosamente in piedi. E lo sarà anche oggi per le esequie nella chiesa di Lovadina, alle 10. «So che prima o poi mi fermerò. Ma adesso mi sento ancora utile», sospira.


UN INCONTRO SPECIALE
La loro storia era iniziata 5 anni fa. Si erano conosciuti relativamente tardi, e per caso. «Eravamo due adulti forse anche abbastanza disillusi. Ma abbiamo capito molto presto che il nostro era stato un incontro speciale, di quelli che ti rivoluzionano la vita». Per Elisa, Alessio Vincenzotto si era trasferito dal pordenonese in Veneto. «Col tempo avevamo messo su casa. Non era ancora finita, ma Elisa ha voluto accelerare tutto. Desiderava che la casa fosse a posto, voleva scegliere l'arredamento delle stanze, la cucina, lasciare la sua impronta». E anche la lancetta delle nozze è stata portata al 14 agosto. «È stata una giornata speciale. Ma non abbiamo neppure fatto in tempo a scegliere insieme le foto. E neppure a scartare i regali. E' ancora tutto lì». Quando parla di lei, Alessio non riesce a essere triste. «Non ce la faccio a rammaricarmi con il destino. Non perché dentro non sia ucciso anch'io. Ma perché Elisa mi diceva sempre: devi sorridere. Il sorriso è bello per chi lo fa e bello per chi lo riceve».
   
 
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Il Messaggero