A distanza di una settimana dall'oltraggio alla memoria di Falcone, alla vigilia del 25/o anniversario della strage in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino, in...
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Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni esprime il suo sdegno via twitter: «Onore alla memoria oltraggiata del giudice Livatino. Italia unita alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio». Secondo i primi accertamenti - sul posto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha inviato la polizia Scientifica - qualcuno con un oggetto pesante, una pietra o un martello, ha spaccato in due il cerchio su cui c'era scritto «A Rosario Livatino...» facendo saltare il nome del giudice. La Procura ha aperto un'inchiesta. «È un fatto inquietante, non escludiamo la pista mafiosa», ha detto Patronaggio. «Se qualcuno pensa di intimorirci si sbaglia. L'esempio di Rosario Livatino andrà avanti anche se, evidentemente, disturba qualcuno», dicono i rappresentanti delle associazioni. La mattina dell'omicidio i sicari lo aspettavano e quando lo videro lo inseguirono, cercarono di speronarlo, lo costrinsero a fermarsi. Un testimone vide con sgomento Livatino tentare una disperata fuga per le campagne, ma il gruppo di fuoco lo raggiunse e lo uccise. Così morì 20 anni fa il «giudice ragazzino» che svolgeva il suo lavoro con scrupolo ma anche con una visione ideale del proprio ruolo. Cercava di dare «un'anima alla legge», aveva spiegato lui stesso durante un incontro pubblico, qualche giorno prima di morire.
Livatino aveva 36 anni ma già si era occupato delle prime avvisaglie di una tangentopoli siciliana e di vicende di mafia che avevano rivelato l'esistenza della «stidda», un'organizzazione in ascesa che contendeva a Cosa nostra il controllo delle nuove frontiere criminali: appalti, traffico di droga, riciclaggio.
Il Messaggero