Il 19 ottobre dovrà comparire come testimone, citato dalla difesa di Salvatore Buzzi, nel processo a Mafia Capitale, e in quella sede il presidente della Regione Lazio...
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Il nome di Zingaretti era finito nel registro degli indagati dopo alcune dichiarazioni fatte da Salvatore Buzzi, ras delle coop romane, negli interrogatori resi nel giugno e nel luglio del 2015. In quell'occasione Buzzi, riportarono i media, citò il nuovo palazzo della Provincia, e sostenne che Luca Odevaine gli avrebbe riferito che in quella vicenda avrebbero preso soldi due collaboratori del governatore e un imprenditore per suo conto. Buzzi avrebbe inoltre citato anche la gara miliardaria della multiservizi regionale. Alla luce delle parole di Buzzi gli inquirenti hanno allora effettuato verifiche che hanno evidenziato la «natura 'de relatò di parte delle dichiarazioni, l'assenza di riscontri - è detto nella richiesta di archiviazione - la genericità di altra parte delle sue affermazioni che non possono configurare ipotesi di reato». Gli episodi di corruzione, su cui i magistrati non hanno trovato alcun riscontro, riguardano presunte dazioni di denaro, destinate a uno stretto collaboratore di Zingaretti, destinato a finanziare la campagna elettorale e denaro versato per l'operazione legata all'acquisto della sede della Provincia, oggetto di una gara di appalto ad hoc. Per quanto riguarda la turbativa d'asta è relativa alla gara per il servizio Cup istituita nel 2014 dalla Regione Lazio. Per questa vicenda lo scorso luglio è stato assolto l'ex capo di gabinetto di Zingaretti Maurizio Venafro.
Il governatore riferì sulla vicenda anche in Consiglio regionale: il palazzo della Provincia «fu spending review, mai ricevuti benefici», sulla gara Cup negò «nel modo più assoluto» la presenza di «accordi spartitori» con l'opposizione; nella stessa occasione negò di aver promosso una raccolta fondi per la campagna elettorale di Ignazio Marino.
Il Messaggero