BRUXELLES Che Macron incarni l'ansia europea di uscire dallo statu quo è ovvio e, se si tiene conto che l'incubo di un altro passo verso il rischio di...
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UN PILASTRO STORICO
Certamente si riparte dal motore franco-tedesco, storico pilastro della politica europea e, infatti, la prima visita a un Paese partner sarà a Berlino. Inequivocabili le parole di Angela Merkel: «Macron rappresenta le speranze di milioni di francesi e anche di molte persone in Germania e in tutta Europa». È un motore dalla potenza insufficiente, che funziona a singhiozzo e non sempre ha difeso al meglio gli interessi dell'Unione. Negli ultimi anni, poi, è stato solo a trazione tedesca. Via Londra le geometrie delle alleanze strategiche nella Ue non saranno meno complicate, basti pensare alle divisioni fra Est e Ovest, specie se si procederà verso cooperazioni rafforzate su sicurezza, Difesa, forse aspetti di politica fiscale e sociale. Ieri la cancelliera tedesca ha sì confermato la necessità del pilastro franco-tedesco, ma ha anche aggiunto che non c'è bisogno di cambiare la strategia economica tedesca e che il modo in cui è stata trattata negli ultimi anni la Francia «mostra che il patto di stabilità è stato attuato in modo flessibile». Il suo portavoce ha indicato che «la posizione negativa del governo tedesco sugli eurobond resta confermata». Non è un avvio soft. Il lancio di obbligazioni sovrane comuni è uno degli elementi del programma di Macron, insieme alla creazione di un bilancio, di un parlamento e di un commissario-ministro delle finanze della zona euro. Un altro mondo, obiettivi in sintonia con quelli degli ultimi governi italiani e di Matteo Renzi in particolare. Ma che siano queste le prossime scelte al tavolo europeo è assai improbabile. Indicativa la battuta del presidente della Commissione Juncker, federalista inguaribile: creare un ministro delle finanze dell'area euro «è impresa molto difficile, non tutti gli Stati sono d'accordo che qualcuno a Bruxelles decida al di sopra dei parlamenti come devono essere fatti i bilanci pubblici».
IL DEFICIT
Macron sa che per guadagnare punti come partner affidabile in Europa non può mettersi a litigare per qualche decimale di punto percentuale di deficit in più: peraltro la Francia è già sotto pressione perché si trova sotto procedura per deficit eccessivo (3,3% del pil nel 2016, 2,9% nel 2017, 3,1% nel 2018). Il rispetto delle regole è la condizione per poter convincere Merkel che nell'Eurozona c'è un patto fiduciario che funziona e su questa base possono essere compiute scelte che oggi appaiono fughe in avanti.
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Il Messaggero