Macerata, «A letto lui non vale niente»: fa causa al marito e chiede un risarcimento di 50mila euro

Un'aula del Tribunale
Non era soddisfatta delle prestazioni sessuali del marito. E per questo doveva essere risarcita. Performance ritenute non all’altezza che rischiavano di costare al coniuge -...

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Non era soddisfatta delle prestazioni sessuali del marito. E per questo doveva essere risarcita. Performance ritenute non all’altezza che rischiavano di costare al coniuge - ora ex - ben 50mila euro. 

Questa, infatti, è la cifra che Anna (nome di fantasia) aveva chiesto in sede di separazione per i danni morali. Il giudice rispose che quell’istanza non poteva essere accolta. Ma lei non ha fatto un passo indietro. L’uomo che l’aveva portata all’altare doveva pagare per la vita sessuale - a suo dire assolutamente inferiore alle attese - che ha caratterizzato i suoi 12 anni di matrimonio. E ha ribadito la richiesta di 50mila euro anche nel processo d’Appello e in sede di divorzio. Il giudice del Tribunale di Macerata, lo scorso fine settimana, ha emesso la sentenza definitiva. L’uomo non deve sborsare un centesimo. E per lei, oltre al danno c’è stata la beffa della condanna a pagare cinquemila euro per le spese legali.
E’ stata un’odissea giudiziaria, durata la bellezza di undici anni. 
Lei aveva dichiarato - con in mano il certificato del proprio medico - di essere “sostanzialmente vergine”. La vita di coppia, a suo dire, era diventata insostenibile proprio per la scarsa qualità dei momenti d’intimità. 
Anna ha accusato il marito di avere problemi di natura sessuale. Invece l’uomo ha cercato di dimostrare di avere risolto chirurgicamente un lieve problema anatomico, sottolineando invece che era la moglie, per problemi personali, a rifiutarsi di avere rapporti, ai quali lui non si era mai sottratto. Due testimonianze ben diverse tra loro, finite all’attenzione della magistratura.

Il Tribunale di Macerata aveva rigettato la richiesta di addebito della separazione all’uomo (sia lui che la ex moglie sono cinquantenni e vivono a Civitanova) così come la richiesta di risarcimento per i danni morali. 
Il giudice aveva ritenuto che il marito non poteva essere incolpato, in quanto il suo problema anatomico era stato curato molti anni prima e non si poteva dimostrare che fosse lui a rifiutarsi di avere momenti d’intimità con la moglie.

Dello stesso avviso anche i giudici che hanno emesso la sentenza di secondo grado sulla seperazione e la recentissima sentenza di divorzio. Proprio in quest’ultima sede i legali Marco Vannini e Barbara Asuni hanno fatto definitiva chiarezza. Il loro assistito di recente, si è innamorato di un’altra donna. Ed è diventato padre di due bambini. “Non ha alcun problema sessuale, più chiaro di così?”, hanno ribadito i legali. E il giudice ha messo una pietra tombale sulla singolare vicenda giudiziaria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero