M5S, si vota in rete la riforma della Rai tra servizio pubblico e libero mercato

La riforma della Rai
La Rai dei Cinque Stelle? Indipendente o quasi dalla politica, con un occhio pudico al libero mercato, la pubblicità in un solo canale e governance composta da...

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La Rai dei Cinque Stelle? Indipendente o quasi dalla politica, con un occhio pudico al libero mercato, la pubblicità in un solo canale e governance composta da personalità sorteggiate tra i più idonei (ma per essere definiti tali servirá il legislatore e quindi la politica). Ma vediamo in concreto le proposte (sono più di una e non tutte rottamano la politica) di riforma della Rai che il M5S farà votare su internet ai propri iscritti.


Sul blog di Grillo ad annunciare il programma relativo alla Rai è stato scelto il senatore Alberto Airola, è uno dei più battaglieri della commissione di Vigilanza che il M5S attualmente presiede con il deputato Roberto Fico.

Su Rousseau si voterà sulle modalità di finanziamento della tv pubblica.
I modelli proposti sono tre. «Quello attuale, cioè finanziamento con canone e pubblicità, che è presente in molti Paesi europei ma che in Italia occorrerebbe modificare introducendo limiti più rigidi. Per esempio: l’eliminazione degli spot in certe fasce orarie o il divieto di pubblicità di determinati prodotti. Poi quello che prevede il finanziamento con il solo canone: la soluzione più coerente con la visione pura del servizio pubblico, ma che bisogna armonizzare con l’alto numero di canali oggi esistenti. Infine il modello di finanziamento attraverso il canone con l’eccezione di un solo canale finanziato dalla pubblicità, ma con precisi obblighi di servizio pubblico sia per la programmazione sia per gli investimenti»

«L’altro quesito - si legge ancora sul blog - riguarda la governance, ovvero come devono essere scelti gli organi chiamati a dirigere la principale fabbrica culturale del Paese, salvaguardandone l’indipendenza dalla politica. Anche qui, tre modelli. Il modello dell’elezione parlamentare del cda, ma con forti correttivi rispetto a oggi: dall’introduzione di maggioranze qualificate per l’elezione in Aula alla previsione di specifici requisiti di competenza; dall’introduzione di serie cause di ineleggibilità a una procedura di massima trasparenza nella raccolta dei curricula. Il modello della Fondazione che prevede la cessione delle azioni della Rai dallo Stato a un organismo terzo, che a sua volta avrebbe la funzione di nominare i vertici aziendali. In alcune esperienze all’estero questo modello è stato garanzia di indipendenza, ma calato in un altro Paese con una cultura politica diversa rischia di non realizzare l’obiettivo».


«Infine il modello presentato dal MoVimento 5 Stelle in questa legislatura. Prevede un avviso pubblico dell’Agcom (a sua volta riformata), precisi requisiti di competenza e cause di ineleggibilità per gli aspiranti consiglieri di amministrazione (non aver ricoperto cariche politiche), un sorteggio e audizione in Parlamento per il definitivo parere». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero