M5S, stessa base della Lega ma punta a intese a sinistra

Si sfiorano, si annusano, battibeccano, si studiano e poi fingono di ignorarsi. Lo spartito di questo minuetto appartiene al M5S che si prepara a possibili...

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Si sfiorano, si annusano, battibeccano, si studiano e poi fingono di ignorarsi. Lo spartito di questo minuetto appartiene al M5S che si prepara a possibili «convergenze» o «intese» con altri partiti. Il cerimoniere è il candidato premier Luigi Di Maio che con un video sul blog di Beppe Grillo ha illustrato la sua idea di geometria elettorale. Di Maio è convinto di poter ricevere l'incarico di formare un governo. «Avvierò le consultazioni con tutte le forze politiche - dice - Non ci saranno poltrone, equilibri di potere di cui discutere». E lancia le sue tre priorità per il paese: al primo posto le misure di welfare per la famiglia, poi gli investimenti nell'innovazione tecnologica, e ancora «l'abolizione delle leggi inutili per le imprese». Infine, provvedimenti anticorruzione e taglio degli sprechi della politica. Possono le due ali, rossa o verde, occhieggianti al M5S dire di no? Di Maio sembra volerli tentare fin da ora: «Se c'è convergenza sui temi votateci la fiducia e facciamo partire il governo».


I SEGMENTI
Il M5S ha delle radici primordiali che affondano nella sinistra o comunque nel suo elettorato deluso. Non bisogna dimenticare infatti che se Gianroberto Casaleggio era sconosciuto e quindi sconosciuta era anche la sua candidatura nel 2004 in una lista civica vicina a Forza Italia, Beppe Grillo agli albori del M5S nel 2009 chiedeva l'iscrizione al Pd e già furoreggiava con le sue battaglie di ripubblicizzazione dei servizi e contro il lavoro precario. Oggi, la cronaca recente registra una spiccata sensibilità della sinistra al M5S, vedi le elezioni siciliane ma ancora di più quelle a Ostia, dove i bersaniani hanno dato esplicitamente indicazione di voto per il M5S. Nei giorni scorsi poi sono arrivate lodi sperticate dai grillini alla gestione dell'Aula targata Pietro Grasso, leader di Leu.

E invece fra M5S e Lega si nota un curioso fenomeno di sovrapposizione in segmenti elettorali analoghi, in particolare fra gli operai e i disoccupati. Queste categorie al Nord in gran parte votano per la Lega e nel Centro Sud per i pentastellati. Secondo gli ultimi sondaggi noti, il 39% degli operai preferisce il simbolo di Luigi Di Maio mentre il 20% si dichiara seguace di Matteo Salvini. Il Pd si colloca intorno al 19%. La differenza numerica fra Lega e M5S nel consenso degli operai non deve sviare: i pentastellati drenano voti su tutto il territorio nazionale mentre le preferenze per la Lega sono concentrate nelle 5 Regioni settentrionali. Un sondaggio SWG del 30 novembre distribuisce il podio dei consensi delle periferie con oltre 100.000 abitanti in questo modo: Pd al 25,3%; M5S al 24,5%, Lega al 20,4%. Segue nettamente distanziata Forza Italia al 13,5%.


«Fra operai, disoccupati e comunque fra coloro che si dichiarano poveri c'è un forte sentimento di delusione e rabbia che si indirizza abbastanza uniformemente sia verso la Lega che verso i 5Stelle - spiega Enzo Risso, direttore di SWG - L'asse che guida questo tipo di consenso è quello della frattura fra popolo e poteri forti. E questa frattura ha catturato sia una parte del voto operaio che un tempo era orientato a sinistra sia una parte dei lavoratori autonomi che negli anni Novanta erano stati attratti dalle sirene berlusconiane». Potrà la formazione guidata da Pietro Grasso richiamare a sinistra parte di questi consensi? Secondo Risso è difficile. «La figura e la storia professionale di Grasso sono lontane da istanze ribellistiche o rabbiose - dice Risso - Piuttosto è in atto una sorta di Opa cultura della Lega sull'elettorato dei 5Stelle che è sensibile alla parola d'ordine Prima gli italiani». Secondo SWG il 30% degli italiani sono attratti da slogan contro gli immigrati compresa una piccola quota di elettorato Pd.

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Il Messaggero