M5S e la svolta liberale, l'idea del veneto Borrelli: «Tassiamo di più gli statali»

L'opa moderata per conquistare voti del centrodestra
L'idea di sfidare la destra e la Lega «a casa loro» gira da molto tempo. La campagna per il sì al referendum autonomista è solo la punta dell'iceberg di un Movimento 5 stelle...

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L'idea di sfidare la destra e la Lega «a casa loro» gira da molto tempo. La campagna per il sì al referendum autonomista è solo la punta dell'iceberg di un Movimento 5 stelle nordista che rivendica una sua peculiarità e che vorrebbe essere più attrattivo per gli elettori del nord. 


Ci sta provando l'eurodeputato trevigiano David Borrelli che propone un diverso sistema di tassazione per dare un forte impulso all’imprenditoria.

«Ad una prima lettura l’idea potrebbe sembrare bizzarra, però vi invito comunque a fare una riflessione sul tema» scrive lui. Ma vediamo di che si tratta. «Oggi il nostro sistema fiscale si basa sulla capacità contributiva, quindi più guadagno più pago tasse, attraverso una variazione della aliquota fiscale. Questo sistema ha sicuramente dei vantaggi e un suo motivo di esistere ma presenta anche numerosi problemi - spiega Borrelli - In un momento come quello attuale, di forte crisi e di mancanza di posti di lavoro, un sistema di questo genere tende alla contrazione delle entrate. A mio avviso un’idea interessante potrebbe essere quella di applicare una percentuale di tassazione inversamente proporzionale al rischio di perdere il lavoro».


E qui Borrelli tocca il tabù del pubblico impiego. «Mi spiego con un esempio - scrive - una persona che svolge una attività in ambito statale ha rischio di perdere il lavoro pari a zero, quindi questo tipo di lavoro si tasserebbe con una aliquota alta, mentre un imprenditore o un artista che invece ha una dose di rischio maggiore potrebbe essere tassato con una aliquota minore. Immagino la levata di scudi che questa affermazione può scatenare, ma vi invito ad un ragionamento: in questo modo si incentiverebbe la popolazione a svolgere lavori meno stabili e si darebbe un forte impulso all’imprenditoria. L’equità del sistema sarebbe comunque garantita dal fatto che il periodo di calcolo sarebbe esteso su più anni (se è vero che con un impiego statale pago più tasse, è anche vero che il mio lavoro è probabile duri molto più a lungo di altri, quindi il mio reddito nella vita sarebbe tassato il giusto, in considerazione che altri lavori potrebbero essere tassati meno ma prevedere periodi di mancanza di reddito)». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero