M5S, commissioni: la riscossa degli ortodossi

I nuovi incarichi
Alla guida della commissione che fu di Antonio Azzolini ci va il senatore lombardo M5S Daniele Pesco. Il neopresidente chiude il cerchio degli ortodossi messi in posti chiave del...

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Alla guida della commissione che fu di Antonio Azzolini ci va il senatore lombardo M5S Daniele Pesco. Il neopresidente chiude il cerchio degli ortodossi messi in posti chiave del potere economico. E il riferimento è ai suoi colleghi Laura Castelli e Alessio Villarosa che come lui si sono formati alla scuola del battagliero ex Adusbef Elio Lannutti, oggi senatore M5S. Alla Camera il suo ominimo sarà il leghista Claudio Borghi.


Un altro super ortodosso, il campano Luigi Gallo, ha agguantato la presidenza della commissione Cultura. In quale direzione andrà il suo lavoro? Lo fa capire con un post su Facebook in cui scrive: «Dedico la mia presidenza a una riconquista in Europa del primato culturale ed educativo dell'Italia che passa per il raggiungimento della media europea degli investimenti in Cultura e Istruzione. Dedico la mia presidenza a tutti i lavoratori precari del mondo della scuola e della cultura che hanno diritto alla stabilizzazione e alla crescita del nostro patrimonio culturale ed educativo». 

Sempre alla Camera la deputata romana Carla Ruocco, unica donna dell'ex direttorio M5S, è stata eletta presidente della commissione Finanze. Importantissimo risultato anche per Giuseppe Brescia che diventa presidente della prima commissione, l'Affari Costituzionali che maneggia dossier come la legge elettorale. Brescia ha mancato per un soffio un posto da vicepresidente della Camera poi andato a Maria Edera Spadoni. Brescia ha sposato la linea governista dimostrando grande spirito di adattamento vista l'alleanza gialloverde, non facilissima da digerire per lui che è stato vicepresidente della Commissione monocamerale d’inchiesta sul sistema d’accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattamento dei migranti e sulle risorse pubbliche impiegate. 

Rimanendo a Montecitorio, alla Giustizia va Giulia Sarti, agli Esteri va la civitavecchiese Marta Grande che ha stracciato nel ballottaggio interno Emilio Carelli.  Agli Affari sociali ci sarà la ragusana Marialucia Lorefice, all'Agricoltura un altro pentastellato: Filippo Gallinella. Alla Difesa va Gianluca Rizzo. Alle Politiche UE va il fedelissimo di Di Maio, Sergio Battelli che era membro di questa commissione già nella passata legislatura. Al Senato diventa presidente un neoeletto del M5S: Ettore Antonio Licheri.

A Palazzo Madama, oltre a Pesco, si nota la presidenza della commissione Esteri con il lucano Vito Petrocelli che era presente nella delegazione M5S  che è stata in Russia (I Cinquestelle hanno la presidenza anche alla Camera). Alla commissione Lavoro arriva la siciliana pentastellata e prima firmataria nella scorsa legisilatura della proposta di legge sul reddito di cittadinanza Nunzia Catalfo. Ai Lavori pubblici, e quindi dialogherà direttamente con il Mit a guida Toninelli andrà il senatore marchigiano Mauro Coltorti che Di Maio aveva designato inizialmente come ministro competente. Sfuma l'elezione del giornalista Gianluigi Paragone alla presidenza della commissione Industria perché i colleghi del M5S gli hanno preferito un esponente dellqa vecchia guardia: Gianni Girotto. Alla Sanità va un neoeletto, il senatore romano e chirurgo Pierpaolo Sileri e all'Ambiente un'altra ortodossa doc, la campana Vilma Moronese che è anche vocecapogruppo al Senato.


«Vedrete, in questa legislatura il Parlamento sarà centrale», andava ripetendo tutti i giorni, dal 4 marzo, la senatrice Paola Nugnes, la pentastellata napoletana che è diventata punto di riferimento dei duri e puri dopo l'elezione di Roberto Fico alla presidenza di Montecitorio. Con quelle parole pensava alla centralità dei principi originari del Movimento.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero