Caccia ai lupi, la decisione finale sul piano del governo slitta al 9 marzo

Caccia ai lupi, la decisione finale sul piano del governo slitta al 9 marzo
La battaglia per salvare i lupi dalla caccia legalizzata è slittata al 9 marzo. Le proteste bipartisan piovute sul ministro dell’Ambiente Galletti (che a tutti i...

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La battaglia per salvare i lupi dalla caccia legalizzata è slittata al 9 marzo. Le proteste bipartisan piovute sul ministro dell’Ambiente Galletti (che a tutti i costi vuole rendere legale l’abbattimento dei lupi fino ad un 5 per cento della popolazione) hanno prodotto un ulteriore slittamento del provvedimento contenuto nel cosiddetto Piano Lupo.


Di fronte alla dilagante alzata di scudi, alla Conferenza Stato Regioni di ieri è stato salomonicamente stabilito di spostare ancora una volta la decisione finale. Si deciderà tra due settimane. Gli ambientalisti naturalmente puntano allo stralcio di una misura giudicata incomprensibile, pur sostenendo le ragioni degli allevatori che necessitano di sostegli per i danni al bestiame. Fuori dal ministero degli affari regionali gli animalisti hanno protestato garbatamente, mentre sul web si scatenavano altre lamentele contro il governo e il “ministro cacciatore”.

Si tratta del secondo rinvio di seguito al tavolo tra governo e autonomie. "I problemi non si  risolvono a fucilate’", si leggeva su un cartello a fianco alle foto degli animali. Il fatto è che tra le Regioni sta prevalendo a larghissima maggioranza la contrarietà all’abbattimento controllato di questi animali, come era stato inizialmente immaginato dal ministro.

«Avremo un incontro con Galletti la prossima settimana», ha riferito il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. «Fare le liste di abbattimento degli esseri viventi mi ripugna», ha detto chiaro e tondo il presidente della Puglia, Michele Emiliano, che è tornato a ribadire la sua irritazione al provvedimento per ridurre il numero dei lupi e combattere il bracconaggio da parte degli allevatori. «Il nostro lavoro è quello di riequilibrare un habitat in modo tale che le varie componenti del ciclo si equilibrino da sole senza intervento umano. Non è semplice ma ci possiamo riuscire rintroducendo quegli elementi naturali che eviterebbero di colpire una specie che fino a  pochi anni fa era a rischio di estinzione».

Intanto una bella notizia. Il lupo è stato avvistato di nuovo in Alto Adige dopo decenni. Si tratta di due esemplari nei pressi di Corvara. Probabilmente i due animali sono sconfinati dalla vicina provincia di Belluno, dove i monti sono meno antropizzati.

L’abbattimento controllato voluto dal ministero dell’Ambiente nasce dalle pressioni degli allevatori (soprattutto toscani) per via del numero dei capi di bestiame azzannati. Secondo le associazioni ambientaliste esiste però un serio problema di dati riguardanti i danni provocati effettivamente dal lupo, visto che i dati disponibili sono oggettivamente scarsi e poco integrati.


Secondo la Regione Emilia Romagna, ad esempio, una delle poche regioni che ha fornito dati certi, nel 2012, i danni provocati dai canidi (lupo, cane e volpe insieme) ammontano a €150.000 e sono inferiori ai danni causati dal fagiano (€160.000), picchio (€240.000), storno (€240.000), cinghiale (€310.000) e lepre (€350.000).  La popolazione totale dei lupi, specie fino a qualche anno fa considerata quasi estinta, dopo i ripopolamenti degli anni novanta ora dovrebbe aggirarsi attorno ai 1200 esemplari. Il condizionale è d'obbligo visto che nessuno ha mai effettuato un censimento nazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero