Roma – Domani nella Conferenza Stato-Regioni si deciderà se rendere legale la caccia al lupo. Già perchè il provvedimento della discordia slittato di un...
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Il problema resta. Il Piano Lupo (preparato dal Ministero con l'Ispra e 70 esperti) deve essere votato dalla Conferenza Stato-Regioni il 23 febbraio. Esiste un consenso generale su quasi tutte le misure: promozione di sistemi di prevenzione naturali (cani pastori, rifugi, recinti elettrificati), rimborsi più rapidi agli allevatori, gestione dei pascoli, lotta agli incroci con i cani, nucleo anti-bracconaggio dei Carabinieri. E naturalmente sulla caccia legale al lupo.
«Non ci inventiamo niente di nuovo, la rimozione dei lupi è prevista in gran parte dei Paesi europei, siamo noi che siamo indietro«, si è giustificato Galletti. «Chi respinge questo Piano sta facendo in modo che la caccia al lupo resti aperta. Il problema sono quei 250-300 lupi che ogni anno vengono 'bracconati'. Questo perché oggi manca un equilibrio nella convivenza tra attività economiche, lupo e uomo». «Io potevo benissimo fare a meno di intraprendere questo percorso sulla gestione del lupo perché la competenza è delle Regioni. Ma ho preso atto di una situazione intollerabile. Ho chiesto alla scienza, siamo andati dai maggiori esperti. Questo Piano ha una valenza scientifica forte. La situazione così non la lascio, perché è indecorosa».
Secondo i deputati grillini «nell’ultima versione il Piano è stato peggiorato ulteriormente. E’ stato tolto il tetto massimo ai prelievi del 5% della popolazione complessiva. Non c’è un monitoraggio serio su quanti sono i lupi, non si indica chi eseguirà gli abbattimenti in deroga, si auspica una variazione delle legge sui cani randagi per permettere le uccisioni anche nei canili, non esiste il vincolo dell’assenza di bracconaggio per permettere gli abbattimenti. E poi, che risorse si mettono?»
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Il Messaggero