«Voglio ascoltare consigli, non piagnistei». È il primo discorso da vice premier di Luigi Di Maio ai suoi parlamentari ed è un discorso dove, in maniera...
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Ed è anticipata da una serie di richieste, arrivate dall'ala ortodossa, tutte orientate all'obiettivo di una maggiore collegialità sulle decisioni interne al Movimento e, in particolare, ai gruppi. Da Paola Nugnes a Elena Fattori fino a Andrea Colletti e ai neoeletti delusi dall'esser stati esclusi dal sottogoverno o dalle presidenze delle commissioni, nel Movimento: da tanti, in queste ore era giunta la richiesta di un cambio del regolamento e anche dell'atteggiamento del governo, giudicato troppo succube ai temi e agli slogan leghisti. E, a quanto racconta chi era presente alla riunione, gli interventi critici all'assemblea non sono mancati. Ma Di Maio sceglie di giocare d'anticipo e nel suo intervento introduttivo si toglie più di un sassolino dalle scarpe esortando i parlamentari a pensare ai «fatti», a «lavorare» negli emendamenti e nell'approvazione delle leggi.
E, per smussare i malumori di chi non è riuscito ad ottenere l'upgrade a sottosegretario, ricorda l'importanza e la centralità del ruolo di parlamentare. Un'importanza, è il concetto spiegato dal leader del M5S, sul quale anche chi è al governo deve poter contare. «Ora dobbiamo fare i fatti e cambiare il Paese, siamo al governo ma i fatti li fanno anche i parlamentari», sono le parole di Di Maio che quasi avverte la platea: «non ci sono più scuse, i risultati ora o li ottieni o non li ottieni». E alla fine sembra che il pugno duro usato da Di Maio abbia, almeno per ora, placato i malumori. Il suo discorso, spiegano i partecipanti all'assemblea, è più volte interrotto dagli applausi. Ad un certo punto è una parlamentare ad interrompere, ma con parole al miele: «io sono felicissima di essere formichina e lavorare».
Anche la vice presidente del Senato, Paola Taverna, sciorina complimenti per l'azione di Di Maio mentre al termine della riunione chi, come la senatrice Fattori, annunciava la trincea smorza i toni: un cambio dello Statuto? «Prima o poi bisogna cambiare, ma non è così drammatica». Fronda zittita? Per ora, forse. Ma il rischio di nuove tensioni, nelle prossime settimane, è dietro l'angolo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero