Ergastolo, senza isolamento diurno e con l'esclusione dell'aggravante dei motivi abbietti e la conferma di quelle della premeditazione e dell'uso di un mezzo venefico....
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Per altro durante i suoi turni ci furono una novantina di morti in più rispetto alla media dei periodi senza di lei. Quando il presidente della corte, Corrado Schiaretti, ha letto la sentenza, la Poggiali ha abbassato gli occhi e scosso la testa, un misto tra catatonismo e disperazione prima di essere riportata nel carcere di Forlì dove è rinchiusa. Il Pm Angela Scorza aveva chiesto per l'imputata non solo l'ergastolo ma anche l'isolamento diurno per un anno e mezzo, che è stato invece escluso. Concessa una provvisionale da 150mila euro ai due figli della vittima. La difesa aveva invece concluso per l'assoluzione piena e ovviamente presenterà appello.
Daniela Poggiali era accusata di avere ucciso una sua paziente, la 78enne Rosa Calderoni, iniettandole la mattina dell'8 aprile 2014 due fiale di potassio. Il Pm nella sua requisitoria aveva collocato quel momento tra le 8.15 e le 8.20 quando l'imputata era entrata nella stanza e aveva fatto uscire la figlia della paziente rimanendo sola con lei per una decina di minuti. Per il Pm, l'infermiera aveva poi tentato di depistare gli eventuali sospetti su di lei prima consegnando al laboratorio una fiala di sangue che non era della paziente alla quale, visto il repentino aggravarsi delle condizioni cliniche, era stato prelevato alle 9.05 (altrimenti il potassio iniettato da così poco si sarebbe visto). Poi, dopo che la 78enne alle 9.40 era morta, aveva scambiato l'ago del suo deflussore con quello di un altro paziente.
Il Pm aveva fatto riferimento anche a tutti i furti (70-80 all'anno) verificatasi nel reparto della Poggiali, la Medicina, quando lei era in servizio. E soprattutto alle numerose morti sospette sempre in sua presenza. «In criminologia - aveva detto la Pm Scorza - sarebbe indicata come serial killer dominante: uccidendo, si sentono potenti. E lei ha ucciso non per pietas ma perchè si compiace di dare la morte». L'avvocato difensore Stefano Dalla Valle aveva invece chiesto chiesto l'assoluzione «perchè il fatto non sussiste» o «perchè non l'ha commesso». In subordine il legale aveva chiesto che l' imputata venisse assolta «perchè le prove raccolte sono insufficienti o contraddittorie». «Dopo due anni non è emerso nessun riscontro.
L'ipotesi accusatoria è solo suggestiva», aveva detto Dalla Valle.
Il Messaggero