Loris, nell'auto si cerca la prova definitiva

Loris, nell'auto si cerca la prova definitiva
Rimbomba disperato dal carcere di Catania fino a Santa Croce Camerina - qualcosa come 150 chilometri - l'appello disperato di Veronica Panarello al marito, a Davide, a un uomo...

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Rimbomba disperato dal carcere di Catania fino a Santa Croce Camerina - qualcosa come 150 chilometri - l'appello disperato di Veronica Panarello al marito, a Davide, a un uomo che ormai non le crede più: «Non mi abbandonare, fammi sapere quando ci saranno i funerali di Loris perché voglio partecipare» .


Disperato e irragionevole, perché prima di poter partecipare a quei funerali - e chissà quando ci saranno, tanti esami restano ancora da fare - la giovane mamma dovrà fornire una qualche plausibile spiegazione a tutte le bugìe che finora ha raccontato. Dovrà smentire in maniera convincente, soprattutto, tutte quelle telecamere che sabato mattina non l'hanno vista dove doveva essere - e cioè davanti alla scuola di Loris - e invece l'hanno sorpresa proprio dove non doveva essere, dalle parti del Mulino Vecchio, dove il corpo di Loris, otto anni appena, qualche ora dopo sarebbe stato trovato.



NON LE CREDONO PIÙ Davide non le crede più ormai da lunedì sera, quando lo separarono da lei e lo piazzarono in una stanzetta della Procura, a fargli vedere stralci dei filmati che proprio quelle telecamere avevano catturato. Fu una tortura per lui, non l'avrebbe mai creduto, tanto che a un certo punto si sfogò: «Se è stata lei, mi cade il mondo addosso». Da allora non l'ha più rivista, è tornato a casa da solo e i dubbi invece che diminuire sono aumentati. Li ha condensati tutti, ieri mattina, in un'altra amara considerazione: «Troppe coincidenze contro di lei».

Già, troppe coincidenze. E Veronica non ha provato a smontarne neppure una, nonostante le sedici ore di interrogatorio, prima in Procura e poi, la mattina dopo, in Questura. Ha pianto, ha continuato a professarsi disponibile - «Io collaboro, Loris era il mio bambino» -, ma in buona sostanza non ha risposto su nulla. L'aspetta un nuovo interrogatorio, probabilmente oggi, davanti al giudice per le indagini preliminari di Ragusa Maggioni. Sarà lui a decidere sulla convalida del fermo.



L'INSOLITA MANOVRA Nel frattempo le indagini vanno avanti. E sono tutte puntate sulla Polo nera di Veronica, a questo punto ufficialmente sotto sequestro. È l'auto che quel sabato mattina venne seguita praticamente passo dopo passo dalle telecamere pubbliche e private di Santa Croce. Ma soprattutto è l'auto che la giovane mamma di Loris - accusata di averlo strangolato con «efferatezza e soprendente cinismo» e di averne gettato il corpo in un canale di scolo - alle 8.49 in punto, al termine di una complicata manovra di parcheggio, piazza davanti al suo garage, in posizione di partenza.

Manovra strana, stranissima. Lo confermera Davide, il marito di Veronica, il papà di Loris, quando sarà ascoltato: «Non la lascia mai lì, neanche di notte...». Invece quella mattina stranamente lo fece, nonostante fosse attesa di lì a poco dal corso di cucina a Donnafugata.

Fece entrare la Polo nera proprio nel garage, non la lasciò appena fuori: Carabinieri e Polizia lo hanno stabilito con certezza incrociando le immagini delle famosa telecamera dell'emporio con un'altra telecamera, fin qui sconosciuta, piazzata su un'abitazione privata. Ma una volta all'interno del garage è il buio per tutti: cosa ha trasportato riuscendo di casa alle 9.25? Quando Loris, presumibilmente, era stato già ucciso?


L'auto sotto sequestro è importante per questo, perché finalmente se ne potrà ispezionare il bagagliaio. Se spuntassero tracce utili lì, per le indagini sarebbe bingo.

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Il Messaggero