Lord Patten rompe il silenzio: la riforma dei mass media vaticani è un ginepraio

Lord Patten rompe il silenzio: la riforma dei mass media vaticani è un ginepraio
CITTA' DEL VATICANO - Un puzzle, un rompicapo, un ginepraio. Ci avevano provato senza troppo successo sia Wojtyla che Ratzinger. ...

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CITTA' DEL VATICANO - Un puzzle, un rompicapo, un ginepraio. Ci avevano provato senza troppo successo sia Wojtyla che Ratzinger.




Ora il tentativo lo sta facendo Francesco ma l’accorpamento di tutti i media vaticani, si sta rivelando una missione quasi impossibile. Persino Lord Christopher Francis Patten,70 anni, già rettore di Oxford, già commissario europeo, già presidente della Bbc, incaricato dal Papa Bergoglio di presiedere alla commissione per riformare i mass media, ha rotto il silenzio pubblicando sul Catholic Herald una lunghissima relazione sul lavoro finora svolto a capo della commissione riformatrice, che però nel frattempo è stata sostituita da un’altra commissione.



La strada per Francesco si presenta in salita. L’obiettivo di un anno di lavoro serrato era di individuare la via per ottimizzare le risorse disponibili, sia in termini di denaro (il budget deve essere tagliato di 70 milioni di euro), che di personale (attualmente il comparto necessita di 600 persone), spalmati in diversi organismi: la sala stampa della Santa sede, l’ufficio comunicazione della Segreteria di Stato, l’Osservatore Romano, la Radio Vaticana, il centro Televisivo Vaticano e il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali.



Decine e decine tra riunioni, acquisizioni di informazioni, interviste con cardinali e altri operatori del settore, sono serviti per formulare un progetto. La commissione di Lord Pattern ha presentato un piano di ristrutturazione che tiene conto della natura particolare della comunicazione vaticana e, nello stesso tempo, delle trasformazioni tecnologiche che in questo decennio hanno modificato sostanzialmente la trasmissione delle notizie e delle immagini. Pochi mesi dopo c’è stato l’annuncio di una seconda commissione, più interna, di cui al momento si è saputo poco o niente. Sicché la domanda che l’ex presidente della Bbc si fa è se la riforma dei media vaticani “sia effettivamente voluta e desiderata” oltre che dal Papa anche dagli altri vertici. La ragione di questa perplessità riguarda la scarsa predisposizione delle varie realtà – Osservatore, Pontificio consiglio, Radio Vaticana, Ctv - ad integrarsi tra loro. Lord Patten non nomina mai (volutamente) il pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali, una specie di cimitero degli elefanti che attualmente risulta un doppione da ricollocare. “Il miglioramento dei media vaticani non può essere possibile senza una completa integrazione dei media esistenti e la creazione di una singola struttura alla quale demandare la responsabilità di tutto il management, il comparto tecnologico e finanziario. Naturalmente una delle prime cose da fare è di individuare un management in grado realizzare il piano anche davanti a prevedibili opposizioni e resistenze”.



Lord Patten ha raccontato speranze e obiettivi nel Giorno della Comunicazione indetto dalle Conferenze Episcopali di Gran Bretagna e Galles. La proposta arrivata sul tavolo di Francesco per evitare doppioni e, soprattutto, comunicare meglio (nonché costare meno) è di istituire una unica struttura (chiamata Segreteria per la Comunicazione) composta da cinque dipartimenti, che vanno dalla pastorale, alla tecnologia, dal reparto commerciale (sfruttando la leva del marketing per vendere i prodotti), al settore amministrativo. Lord Patten lo dice chiaramente: Roma è un “hub,” un centro, e tutto deve partire da Roma.



Lord Patten, inoltre, chiarisce: “il Comitato ha notato che la forte compartimentazione delle attività dei vari enti media, e l’autonomia istituzionale degli enti stessi, lavora contro la possibilità di sviluppare una politica di comunicazione unificata e riduce l’efficacia dell’operazione in generale.” Una mancanza di coordinamento che porta a doppioni informativi e anche la moltiplicazione delle traduzioni, della gestione dei diritti, delle relazioni con i media. Un quadro complicato, al quale si aggiunge la presenza di “un management poco coeso” che mette a rischio la capacità della Santa Sede di mantenere un approccio editoriale forte attraverso i suoi media. Il fatto che ogni media vaticano sia attualmente indipendente dal punto di vista finanziario, significa che “c’è poca possibilità a sviluppare una politica per determinare il migliore uso della risorse umane”. Insomma, una bella grana per il Papa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero