La guerra delle spie si arricchisce di colpi di scena. Fino a paventare la non partecipazione del Regno Unito ai Mondiali di calcio in Russia. Il primo a intervenire è...
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Sospetti di una mano del Cremlino dietro il presunto avvelenamento a Salisbury dell'ex spa russa Serghei Skripal e di sua figlia Yulia, giunta in visita dalla Russia, vengono sollevati in queste ore sia da alcuni deputati britannici sia dalla vedova di Aleksandr Litvinenko, morto nel 2006 a Londra dopo essere stato contaminato con polonio 210. «È come un deja vu, la Russia resta uno Stato da Kgb, è sempre la stessa», ha commentato Marina Litvinenko alla Bbc, sollecitando le autorità del Regno Unito a garantire meglio «la sicurezza» dei transfughi russi a cui dà asilo. Concetti simili sono stati espressi da altri oppositori di Vladimir Putin riparati in occidente, come Garri Kasparov, che ricordano oltre al caso Litvinenko quello di Alexander Perepilichnyy, businessman entrato in conflitto col Cremlino morto a sua volta in Inghilterra in circostanze che alcuni considerano dubbie. Deputati sia conservatori sia laburisti hanno intanto presentato interrogazioni alla Camera dei Comuni a cui ha poi risposto il ministro degli Esteri, Boris Johnson. La polizia britannica resta tuttavia per cauta in attesa di identificare la sostanza che avrebbe intossicato Skripal e la figlia. Mentre anche Igor Sutyagin, analista condannato per alto tradimento in Russia e poi coinvolto con Skripal in uno scambio di spie Mosca-Washington nel 2010 invita alla «prudenza» e non fare di tutt'erba un fascio fra questo caso e altri prima di avere informazioni più approfondite.
C'è invece un dato certo. L'ex spia ha subito la morte della moglie Liudmilla, trasferitasi col marito in Inghilterra nel celebre scambio di spie del 2010 “Anna la rossa”, deceduta per un tumore nel 2012, e anche del figlio 43/enne, in un recente ma non meglio precisato «incidente» in Russia insieme alla fidanzata, durante una vacanza a San Pietroburgo.
Il Messaggero