Tripoli, la gente ha di nuovo paura: «Si spara ovunque, siamo nel caos»

Tripoli, gente ha di nuovo paura: «Si spara ovunque, siamo nel caos»
Tripoli è di nuovo sprofondata nella paura. I violenti combattimenti tra le milizie nei sobborghi della capitale libica per il controllo del territorio hanno risvegliato...

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Tripoli è di nuovo sprofondata nella paura. I violenti combattimenti tra le milizie nei sobborghi della capitale libica per il controllo del territorio hanno risvegliato nella gente l'incubo vissuto 4 anni fa. Anche allora le milizie attaccarono Tripoli provocando danni all'aeroporto, sabotando serbatoi petroliferi e costringendo le missioni diplomatiche a chiudere le sedi per fuggire. I colpi di artiglieria di questi giorni sono assordanti e anche se si cerca di continuare a vivere nella normalità, il panico sui volti dei cittadini è evidente.


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Molti temono di essere costretti a chiudere l'attività per scappare, come tanti altri hanno già fatto nelle zone ovest e sud della capitale dove la sicurezza non è più garantita. Altri di dover lasciare quanto faticosamente costruito negli anni post-rivoluzione. Molte strade attorno a piazza dei Martiri, l'ex piazza Verde di Muammar Gheddafi, sono vuote anche se i negozi e gli istituti governativi nelle aree al momento considerate ancora sicure, come nel quartiere di Fashloum, continuano ad operare. «Il Paese è nel caos, si spara ovunque e nella notte i rumori sono ancora più assordanti», racconta con voce preoccupata un giovane che preferisce mantenere l'anonimato. «In passato avevamo un solo tiranno, ma oggi tutti sembrano tiranni. Non sappiamo chi controlla il Paese e soprattutto chi dice la verità.

Né Sarraj né coloro che stanno cercando di entrare a Tripoli. Al momento sto ospitando alcuni parenti che sono dovuti fuggire da Abu Salim a causa degli scontri. Non so nulla invece di mio padre che è rimasto bloccato a Wadi Arbye e temo per la sua vita». Poco più in là, un altro ragazzo riesce a malapena a trattenere la rabbia per quanto sta accadendo. «Ci sono state elezioni regolari, ma ci hanno ingannato. Allo stesso tempo, non sappiamo quale sia la soluzione più giusta, specialmente considerando il fatto che ci sono centinaia di milizie nel Paese. Quello che so è che abbiamo bisogno di un presidente più giusto: ci sono state diverse violazioni di diritti umani nel Paese e molti sono morti sotto tortura».


Un altro giovane è angosciato di non poter trovare più un lavoro: «La situazione si sta deteriorando giorno dopo giorno. Siamo qui davanti all'ufficio di collocamento nella speranza di iniziare a lavorare, ma al momento non ci chiama nessuno». Lungo le vie che portano a piazza dei Martiri sono in tanti a chiedersi quanto durerà questo conflitto. E inevitabilmente si cerca di non pensare all'altra guerra, quella che portò alla caduta di Gheddafi e che, secondo molti, sempre di più, ha portato il Paese nel caos di oggi.
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Il Messaggero