Con una mossa a sorpresa, Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della «maggior parte» delle forze russe dalla Siria, motivando la decisione con l'intento di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Anche nel comunicato della Casa Bianca dopo la telefonata tra i due leader si parla dell'obiettivo di fare avanzare la trattative politiche su una risoluzione del conflitto e si sottolinea che Obama ha messo in evidenza la necessità di una transizione politica. Ma intorno al significato della decisione dello "zar" rimangono alcuni dubbi. Primo perchè Mosca non ha mai ammesso il dispiegamento di truppe sul terreno, bensì solo di forze aeree impegnate dal 30 settembre scorso in raid per quello che è stato sempre presentato come l'obiettivo dell'operazione, la lotta al terrorismo. E l'Isis, escluso dal cessate il fuoco in vigore dal 27 febbraio, rimane padrone di vaste regioni, tra cui quella di Palmira, dove le forze governative stanno avanzando proprio con l'appoggio dei bombardamenti russi. In secondo luogo, rimarrà operativo, insieme alla base navale di Tartus, l'aeroporto russo di Hemeimeem, nella provincia di Latakia, da cui partono i raid.
Una delegazione del regime siriano ha incontrato ieri a Ginevra de Mistura nella prima giornata del nuovo round negoziale.
Secondo l'Onu, gli abitanti delle aree assediate sono circa mezzo milione, mentre Medici senza Frontiere ha parlato oggi di 1,9 milioni di persone. Le sofferenze più gravi sono quelle dei bambini, come ha ricordato in un rapporto l'Unicef: sono 8,4 milioni, pari all'80 per cento, quelli colpiti in qualche modo dal conflitto. Sette milioni vivono in povertà, mentre 3,7 milioni sono nati dopo l'inizio della guerra, e quindi non conoscono altra realtà. Dopo il primo incontro con de Mistura, l'ambasciatore siriano all'Onu Bashar al Jaafari, che guida la delegazione di Damasco, ha detto che il colloquio è stato «positivo e costruttivo» e che le due parti torneranno a vedersi mercoledì. Prima di allora, cioè domani, il rappresentante dell'Onu incontrerà la delegazione delle opposizioni, denominata Alto consiglio per i negoziati (Hnc). Ma nessuno si nasconde che lo scoglio contro il quale rischiano di infrangersi i negoziati è il ruolo di Assad nel futuro del Paese, di cui non a caso non hanno parlato Putin e il rais nella loro telefonata. De Mistura insiste sulla necessità di tenere elezioni presidenziali entro i prossimi 18 mesi. Le opposizioni pretendono l'uscita di scena del capo del regime, mentre la delegazione governativa ribadisce che le trattative devono procedere senza «precondizioni». Inoltre, a pesare sul percorso negoziale è l'assenza delle forze curde che controllano vaste regioni nel nord della Siria, e che la Russia ha chiesto inutilmente di far sedere al tavolo delle trattative. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero