Si sono liberati da soli, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, i tecnici rapiti in Libia e tornati in Italia all'alba dopo otto mesi di prigionia. Otto mesi durante i quali,...
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«Non auguro a nessuno quanto abbiamo passato in questi mesi, eravamo in mano a dei criminali non a delle bande armate», ha detto Gino Pollicardo arrivando a Monterosso. Il tecnico si è fermato a parlare brevemente con i cronisti sotto casa ed ha avuto subito un pensiero per i due colleghi uccisi. «Non posso non rivolgere un pensiero ai miei due colleghi che non ci sono più». «Ringrazio il Signore e la Madonna di Soviore. Scusate ora devo andare, ho un padre e una sorella che mi aspettano» ha concluso prima di salire nel suo appartamento.
Ai piedi della scaletta, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. I due tecnici sono stanchi; non più stravolti come nelle prime immagini dopo la liberazione in Libia: si sono rasati, cambiati, addosso hanno un giubbotto blu. Ma l'esperienza che hanno vissuto è stampata sulle loro facce. A pochi metri dall'aereo, mogli e figli li attendono e appena li vedono, si precipitano. Qualche ora dopo, poco prima di mezzogiorno, l'abbraccio con i familiari lascia il posto alla deposizione di fronte al magistrato nella caserma del Ros: sei ore di colloquio e domande, che permettono di dare contorni più certi alla vicenda. I punti fermi sono che i 4 ostaggi sono stati tenuti prigionieri da un gruppo islamista non direttamente riconducibile all'Isis, quasi certamente una banda di criminali comuni. Due le prigioni in cui sono stati sequestrati, sempre nella zona di Sabrata e sempre dalle stesse persone.
I carcerieri erano due, si davano il cambio: tra loro, una donna. Calcagno e Pollicardo, i sopravvissuti, sono riusciti a liberarsi da soli venerdì scorso: mercoledì, i carcerieri avevano prelevato Failla e Piano forse per effettuare un trasferimento in una nuova prigione. Da allora gli altri due non hanno più incontrato i loro carcerieri e a un certo punto hanno sfondato la porta e sono riusciti a fuggire. Fino ad allora i quattro erano sempre stati assieme. Da quel momento le loro storie si sono divise. Per questo Calcagno e Pollicardo non hanno saputo nulla della sorte tragica dei compagni fino all'arrivo a Roma. Una circostanza emersa anche dalle parole del premier Renzi: «Da parte nostra - ha detto - ci sarà tutto il sostegno necessario alle famiglie delle vittime e ai due» italiani rapiti in Libia «che sono rientrati e hanno saputo solo stamattina della sorte dei due colleghi».
I paesi di origine di Calcagno e Pollicardo, Piazza Armerina in Sicilia e Monterosso in Liguria, si sono preparati per accoglierli.
«Soltanto oggi ho saputo della morte di Salvatore Failla e Fausto Piano...». Lo ha detto, tra le lacrime, ricordando i suoi due colleghi, Filippo Calcagno, appena arrivato a casa, a Piazza Armerina, nell'Ennese, assieme alla moglie, ai due figli e alla nuora. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero