Segnando una data storica nell'infinita crisi libica, il premier designato del governo di unità nazionale Fayez Al Sarraj è sbarcato finalmente a Tripoli, dove...
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Dato che gli era stato chiuso lo spazio aereo, Sarraj è arrivato via mare da Tunisi e si è insediato in una base navale che utilizzerà come «quartier generale temporaneo in attesa che sia garantita la sicurezza in un'altra sede a Tripoli», come ha annunciato un suo portavoce. Il colonnello Abdel Rahman al Tawil, capo della commissione sicurezza del Consiglio di presidenza, ha assicurato che «nessuna forza straniera ha partecipato all'operazione». Col chiaro intento di rendere meno incendiario l'arrivo, il portavoce ha sostenuto che ad entrare è stato «il consiglio presidenziale» guidato da Sarraj, ossia il nucleo dell'esecutivo, «e non il governo di intesa nazionale» vero e proprio. Questo peraltro si era visto negare la fiducia per la quinta volta ieri dal parlamento riconosciuto internazionalmente ma rifugiato a Tobruk, dove c'è un terzo premier, anch'egli ostile al governo di unità nazionale. Sarraj ha comunque annunciato che «il governo di accordo nazionale ha preso le proprie funzioni dalla capitale, Tripoli» e ha esortato i libici a «unire gli sforzi» per «contrastare Daesh», lo Stato islamico, che ha conquistato il centro del golfo della Sirte. Il premier ha d'altra parte ribadito che la sharia (la legge islamica) resta la fonte del diritto, così come previsto dagli accordi di Skhirat del 17 dicembre scorso.
«Ci auguriamo che il governo Sarraj possa ora lavorare nell'interesse della Libia e del popolo libico», ha commentato il premier Matteo Renzi, mentre il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha sottolineato che si tratta di «un altro passo avanti per la stabilizzazione della Libia»: un obbiettivo per il quale «l'Italia è stata sempre in prima linea, con numerose iniziative diplomatiche».
Il Messaggero