Domani il Libano va al voto, si tratta delle prime elezioni legislative dopo nove anni. Circa 3,8 milioni di elettori andranno alle urne, tra cui 600 mila ragazzi di età...
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Il presidente della Caritas Libano, padre Paul Karam, in un'intervista a InBlu Radio, il network delle radio della Cei, ha ammesso che l'alto numero di profughi, circa un milione (su sei milioni di abitanti), soprattutto siriani, ha reso piuttosto teso il clima generale. «Tanti siriani stanno prendendo il lavoro dei libanesi e in molti dunque restano senza lavoro. Tutto questo tocca la vita sociale. Ci sono tanti problemi di salute tra i profughi e gli stessi libanesi. Abbiamo anche notato che c’è un aumento della povertà. Prima il 9% della popolazione era senza lavoro e l’8% sotto la soglia di povertà. Nel 2018 circa il 38% è senza lavoro e il 36% è sotto la soglia di povertà».
«Come Chiesa e Caritas - ha aggiunto - abbiamo il dovere di accogliere i profughi e aiutare i bisognosi ma è anche dovere dello Stato garantire l’organizzazione delle entrate e uscite dei profughi organizzando anche gli aiuti umanitari. La Comunità internazionale deve assicurare il ritorno dei profughi dal Libano in Siria. Il Libano è un piccolo Paese e da solo non può gestire questo grande problema. La Comunità internazionale aiuti il Libano. Anche il nuovo governo ha la responsabilità di varare nuove leggi che possano assicurare la dignità del popolo libanese e dei profughi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero