Ragazzo gay libanese pubblica foto con soldati israeliani: «Ecco come mi hanno accolto»

Ragazzo gay libanese pubblica foto con soldati israeliani: «Ecco come mi hanno accolto»
Un ragazzo gay libanese. Due soldati israeliani. Sullo sfondo, un amore che ha portato il primo a trasferirsi in Israele. E una foto, divenuta virale, che ritrae il libanese...

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Un ragazzo gay libanese. Due soldati israeliani. Sullo sfondo, un amore che ha portato il primo a trasferirsi in Israele. E una foto, divenuta virale, che ritrae il libanese circondato dai due soldati (armati), sorridenti. E' la storia di un amore che unisce due mondi «in guerra”, uno dei quali – Israele – è chiamato a proteggere i suoi cittadini dagli attentati terroristici, e a difendere un popolo che vive sotto costante attacco degli estremisti. Fabian Maamari ha 27 anni, è gay dichiarato in un Paese in cui la comunità Glbt ha iniziato a muovere i primi passi perché vengano riconosciuti dei diritti alle persone omosessuali. Un paese in cui i gay non sono liberi di essere ciò che sono. Israele è, per Fabian, come per tutti i gay arabi, un'isola felice. Lì non deve nascondersi.




L'anno scorso, per la prima volta, ha visitato Israele in occasione del Gay Pride. E qui ha conosciuto il suo amore: Avi, un ragazzo israeliano con il quale è poi andato a convivere a Tel Aviv (ora è in attesa di ottenere un visto). Qualche giorno fa, insieme alla famiglia di Avi, Fabian è andato in gita sul Mar Morto. «Un posto che amiamo», ha raccontato sulla sua pagina Facebook in un post divenuto virale.



«Quando siamo arrivati – racconta il ragazzo, che lavora come fotografo – ho visto due soldati israeliani che stavano pattugliando la zona. E' stata la prima volta che li ho visti impegnati sul campo. Ero un po' nervoso, perché, in quanto libanese, sono portato ad avere paura di loro, per via di tutte le cose negative che ho sentito sui militari – e poi perché, diciamolo, non hanno la migliore reputazione a livello mondiale. In fondo, Israele e Libano sono stati in guerra tra loro per molti anni». Fabian decide di avvicinarsi ai due militari, che gli iniziano a parlare in ebraico. «Scusate, non parlo ebraico», dice il ragazzo. «E di dove sei?», gli risponde in inglese il soldato. Fabian dice di venire dal Libano: la reazione lo spiazza. «Wow! E adesso sei qui. Fantastico. Sono stato impegnato in Libano molti anni fa. E' un paese stupendo». Le paure e i pregiudizi si dissolvono immediatamente. «Mi aspettavo che mi avrebbe controllato il passaporto – dice Fabian – e invece siamo finiti a conversare amichevolmente sulla bellezza del mio Paese. Credevo che mi avrebbero controllato i documenti, ma non l'hanno fatto». A quel punto, la famiglia del suo fidanzato decide di invitare i due soldati a pranzo. «Siamo stati benissimo insieme – racconta il ragazzo – abbiamo parlato e riso assieme. Mi hanno trattato come uno di loro. Non c'è stata nessuna tensione. Un momento straordinario».



Quando Fabian racconta al soldato della sua storia d'amore, del fatto che un libanese si sia innamorato di un israeliano, il militare ha definito quella relazione «davvero rivoluzionaria», ricordando che ci sono molti gay dichiarati arruolati nell'esercito. «Ho avuto la possibilità di conoscere gli uomini dietro alle divise, ascoltare le loro storie, ed è stato tutto magico. Sono stati così accoglienti ed amichevoli con me», continua Fabian. Per il giovane libanese, «questa storia non dimostra in assoluto la gentilezza dei soldati israeliani, perché come avviene sempre nella vita i buoni e i cattivi ci sono ovunque. Ma io mi auguro che molte altre persone vivano la mia stessa esperienza. Ho visto la luce dove molti vedono l'oscurità. Cercate di non giudicare le cose che vi accadono nella vita reale sulla base di quello che raccontano i giornali. Le cose non sono mai come sembrano e ci sono sempre due versioni per la stessa storia, a volte addirittura tre: la prima, la seconda e quella vera». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero