Se contassero solo i numeri ufficiali, la nuova legge elettorale marcerebbe come un treno. Debutto nell'aula della Camera martedì e via libera giovedì sera. I...
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E c'è quello che Pino Pisicchio, capogruppo del Misto, una vita spesa a Montecitorio, chiama «spirito animale dell'Aula»: «E' pericoloso, imprevedibile e non va mai sottovalutato», spiega, «questo spirito animale si impossessa delle centinaia di deputati che non hanno alcuna speranza di tornare in Parlamento. E, nel segreto dell'urna, fa scattare l'antica sindrome del muoia Sansone con tutti i filistei. Insomma, questa riforma non ha più del 50% delle possibilità di farcela».
I DUE PERICOLI
La previsione di Pisicchio si basa anche sull'analisi degli emendamenti. In particolare due. Uno per introdurre il voto disgiunto: nel testo approvato dalla Commissione, l'elettore non ha scelta, può mettere una sola x che vale sia per il candidato del collegio uninominale, sia per i partiti che lo sostengono. L'altro emendamento è per le preferenze, attualmente non previste, in quanto i leader dei partiti vogliono scegliere chi portare (con certezza) in Parlamento. I famosi nominati.
Ma rispetto a giugno, quando il Germanellum fu affossato in un colpo solo dai franchi tiratori, alcuni fattori sono cambiati. In meglio. Il primo è la caduta dell'automatismo riforma elettorale, uguale elezioni entro due mesi (si sarebbe votato il 24 settembre): comunque vada, alle urne si andrà in primavera e i parlamentari non temono di perdere anzitempo poltrona e stipendio. Il secondo è la ritrovata compattezza del Pd: sia Andrea Orlando, sia Dario Franceschini, apprezzano il Rosatellum-bis in quanto apre alle coalizioni. Il terzo è la serenità con cui i deputati di Forza Italia attendono le elezioni: «Attualmente siamo in 50, i sondaggi invece ci accreditano almeno 90 deputati. Dunque chi ora sta alla Camera è sicuro di riavere il posto», garantisce uno dei consiglieri più ascoltati da Silvio Berlusconi.
Fattori che fanno gonfiare d'ottimismo il petto di Ettore Rosato, capogruppo del Pd e padre della legge: «Approveremo la riforma, ci sono tutte le condizioni per portarla a casa, spero che nessuno tenti giochetti con i voti segreti». Il riferimento e anche a Gianni Cuperlo che, in Commissione, ha chiesto di non porre la fiducia e ha lanciato un appello ad approvare l'emendamento sul voto disgiunto.
IL TEMA DELLA FIDUCIA
Per questo non è definitivamente archiviata l'ipotesi di porre la fiducia per far saltare i novanta i voti segreti (ne resterebbe solo uno sul complesso generale della legge). Matteo Renzi è perplesso: non vuole alimentare la protesta di grillini, Fdi e fuoriusciti del Pd e tiene a mantenere il «consenso ampio che coinvolge le opposizioni». Ma tra i suoi, per timore e prudenza, c'è chi spinge per blindare il Rosatellum-bis con la fiducia. Ma con due problemi non da poco: si perderebbero (appunto) i voti di Forza Italia e Lega che non voterebbero la fiducia. E si darebbe un'arma polemica in più alla rivolta di Cinquestelle, Fdi e Mdp. In ogni caso domani è fissata la riunione del Consiglio dei ministri e sarà quella, se necessario, la sede in cui porre la fiducia.
Questo epilogo, tra l'altro, non entusiasma il Quirinale: il capo dello Stato auspica un dibattito il più possibile disteso. Sul Colle, dopo gli appelli di Sergio Mattarella, tifano in ogni caso per la riforma. Senza entrare nel merito: «La legge elettorale è prerogativa del Parlamento». Sperando però che vengano archiviate le asimmetrie, tra Camera e Senato, figlie di 2 sentenze della Consulta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero