Legge elettorale, pressing di Renzi: giallo sulla soglia del 38 per cento

Legge elettorale, pressing di Renzi: giallo sulla soglia del 38 per cento
Tratta in prima persona sulla legge elettorale, Matteo Renzi. E inizialmente sembra strappare a Forza Italia l'apertura ad un accordo per la modifica al testo...

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Tratta in prima persona sulla legge elettorale, Matteo Renzi. E inizialmente sembra strappare a Forza Italia l'apertura ad un accordo per la modifica al testo dell'Italicum per alzare dal 35% al 38% la soglia per ottenere il premio di maggioranza al primo turno.


Ma gli azzurri in nottata chiudono a questa ipotesi, anche se il sindaco spiega ai deputati Pd che la possibilità di una intesa è ancora aperta. Tant'è che in ambienti parlamentari sta circolando la voce che ci possa essere un nuovo incontro, domani, tra il segretario Dem e Silvio Berlusconi. Intanto la Commissione, che aveva previsto lavori in notturna, si aggiorna a domani mattina alle 8.45. Il pacchetto su cui si sta discutendo riguarda anche primarie facoltative per legge e il dialogo per una delega al governo per disegnare i collegi, tema su cui ci sono comunque forti resistenze in area azzurra. Intanto il segretario del Pd, in una riunione serale con i membri della commissione affari costituzionali ottiene il mandato a continuare a trattare sui tre punti aperti: per questa ragione i deputati Dem ritirano, con una mossa tecnica (riservandosi di presentarli in seguito) tutti gli emendamenti che non riguardano questi tre temi.



Il partito di Silvio Berlusconi tiene il punto sul no alle preferenze, all'abbassamento delle soglie di sbarramento e alla delega al governo per disegnare i collegi. Quando stava per iniziare il voto degli emendamenti in commissione, sembravano restare dunque aperti alcuni dei nodi al centro delle critiche della minoranza Pd e degli alleati Ncd, Sc e PI. Su questi nodi e sul fuoco incrociato degli emendamenti si giocherà la difficile partita in Parlamento. Sapendo che l'alternativa è, ribadisce Renzi, la legge o il ritorno al voto.
E anche se il segretario del Pd si professa ottimista, il rischio c'è.



Ed è doppio. Da un lato, c'è il pericolo che la minoranza dem e i piccoli partiti (magari insieme al M5S) facciano passare emendamenti come quello sulle preferenze e affossino così l'intesa Renzi-Cav. Dall'altro lato, è sempre in agguato, ammette Renzi, il rischio che i franchi tiratori facciano di nascosto i furbi e in Aula, dove c'è il voto segreto, sabotare l'intero percorso delle riforme. Per provare a blindare l'accordo, superare gli ostacoli e portare a casa la legge elettorale, all'ora di pranzo, mentre in commissione i partiti depositano i loro emendamenti, Renzi prende un treno per Roma.



Nella sede del Pd vede i dem Roberto Speranza ed Emanuele Fiano, poi nel tardo pomeriggio fa ingresso nella sede di FI per un incontro con Denis Verdini. L'ha sempre detto, il sindaco: il testo della legge si può modificare solo se c'è la condivisione di tutti i contraenti, altrimenti l'accordo sull'Italicum salta. Perciò, parla prima con Verdini (che tiene il filo diretto con Berlusconi), poi con Alfano.



Il Nuovo centrodestra di Alfano insiste sulle preferenze o, in alternativa, su collegi uninominali (o un sistema misto). Ma l'unico spiraglio sembra aprirsi sulla possibilità di prevedere primarie facoltative per legge. Restano comunque forti i mal di pancia dei piccoli partiti sulle soglie di sbarramento, perchè se FI presenta un emendamento 'salva Lega'. E di 'salvare' gli altri non sembra volersi far carico. E anche Renzi è tranchant:
«La legge non può saltare per lo 0,5%». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero