Legge elettorale, Napolitano vota sì ma critica: pressioni improprie su Gentiloni

Legge elettorale, Napolitano vota sì ma critica: pressioni improprie su Gentiloni
Seduto sul suo scranno in Aula al Senato il presidente emerito Giorgio Napolitano prende la parola e concede una fiducia con riserva al Rosatellum. Una fiducia che nasce dalla...

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Seduto sul suo scranno in Aula al Senato il presidente emerito Giorgio Napolitano prende la parola e concede una fiducia con riserva al Rosatellum. Una fiducia che nasce dalla convinzione che in questa fase non vada indebolito il ruolo e l'azione di Paolo Gentiloni.


Nel suo, atteso intervento, chiarisce subito che appoggia il governo «per salvaguardare il valore della stabilità». I cinque voti di fiducia però non lo vedono in Aula. Con una nota nel pomeriggio l'ex capo dello Stato fa sapere che «affiderà al voto elettronico finale l'espressione della fiducia al Governo Gentiloni». Sarà in Aula giovedì per l'ultimo voto al Rosatellum che, a quanto si apprende, non sarà un voto di fiducia. Napolitano non ha digerito la decisione del Governo di blindare il provvedimento e ammette il «rammarico» per le «forti pressioni» alle quali Gentiloni è stato «sottoposto» tanto che «ha dovuto aderire a quella convergente richiesta» di porre la fiducia è dunque «improprio» far ricadere su di lui la «responsabilità» della scelta.

«Il dilemma non è: fiducia o non fiducia», scandisce ancora nel suo discorso il presidente emerito, ma quali «forzature» può implicare il ricorso ad essa. Una su tutte, sottolinea, aver reso non modificabile una proposta di legge «impegnativa e complicata». Anche altre sono le «riserve» e le «problematicità» evidenziate da Napolitano a cominciare dalla perplessità su una legge elettorale «rivista alla vigilia di elezioni politiche generali». Eppoi la questione di fiducia posta «su parti sostanziali del testo prima che si aprisse in Aula alla Camera il confronto sugli emendamenti all'art.1». La rapidità può comprimere il ruolo del Parlamento? È la domanda che Napolitano lascia aperta. «Troppi e frequenti», è il suo richiamo alla politica, i cambiamenti delle regole elettive in Italia, che al contrario dovrebbero essere costanti, come nel resto d'Europa. Tiene a sottolineare che con il presidente Mattarella - sentito più volte in questi giorni, anche sul dossier Bankitalia - ha condiviso l'auspicio di un'approvazione da parte del Parlamento, «largamente condivisa».

Infine invita a una riflessione sui modi migliori per contrastare comunque «forme di ostruzionismo dilatorio o paralizzante» in Parlamento. Lamenta la «mancata riforma dei Regolamenti» e ricorda che «nell'interesse del Paese» aveva puntato «all'adozione di una nuova legge elettorale» e alla «riforma della seconda parte della Costituzione».


C'è anche un apprezzamento, tra tante critiche, la scelta «di fondare la nuova legge elettorale su un mix di proporzionale e maggioritario, nella scia della legge Mattarella del 1993».

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Il Messaggero