La dittatura del giovanilismo, moda che nasce già vecchia

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Un motto geniale è diventato legge elettorale: «Lardo ai giovani!». Ma siamo sicuri che sia il metodo giusto quello scelto da Fiano, e cioè che il meno...

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Un motto geniale è diventato legge elettorale: «Lardo ai giovani!». Ma siamo sicuri che sia il metodo giusto quello scelto da Fiano, e cioè che il meno anziano è il più meritevole di avere una poltrona? Gli antichi greci avevano escogitato un metodo migliore. Decideva il caso (tò automaton) a chi doveva andare la carica, anzi veniva indicato da una fava, in una sorta di testa o croce, il prescelto tra due candidati equivalenti. Il metodo fava contro il metodo Fiano. Che si presta a tanti problemi: è più anziano Berlusconi (ponendo che ridiventi candidabile) il quale si sente un forever young o Di Maio che punta ad essere un giovane vecchio?


Se il giovane è un giovane come Andreotti, non ci sarebbe niente di strano - in caso di parità - che prenda il posto di De Gasperi, da cui ha imparato tutto. Ma spesso i più anziani sono migliori dei più giovani, o comunque il fattore biologico in politica non dovrebbe entrarci una fava (per dirla con gli ateniesi del V secolo avanti Cristo). Anche perché è difficile da quantificare. Francesco Cossiga infatti seguitava a dare del «ragazzino» a chiunque avesse meno di 70 anni.

I difensori del giovanilismo credono che «sbagliando s'impera» (cit. Flaiano), e in tanti, ma sempre meno, aderiscono a questa moda nata già vecchia. D'Alema e Occhetto, che fecero fuori Natta, malato di cuore, nella famosa congiura del garage di Botteghe Oscure, si sarebbero forse rivelati migliori dell'anziano segretario? Una coppia vecchio-giovane è stata quella De Mita-Mastella: in caso di parità, il metodo Fiano avrebbe fatto vincere Clemente. Tra Mariotto Segni e Arnaldo Forlani, il «coniglio mannaro» avrebbe dovuto lasciare il posto all'altro. E Mariotto avrebbe perfino battuto il suo celebre papà, essendo il presidente Antonio nato prima della propria progenie.

In un immaginario pareggio tra Craxi e Signorile nel 1976 (42 anni contro 39) il Parlamento avrebbe accolto il leader pugliese della «sinistra ferroviaria» e non quello che stava per diventare il Mitterrand italiano. Si potrebbe continuare a lungo con questo gioco. Esempio: se pareggiano due nati nello stesso giorno come si fa? Vince quello nato all'ora dell'aperitivo su quello che ha emesso il primo vagito all'alba? E a parità di merito, prende il seggio quello nato col parto cesareo o quello nato col parto naturale?


Basterebbe citare due grandi personaggi che da giovani riuscirono a battere gli anziani del loro partito. Amintore Fanfani: «Se uno è bischero, è bischero anche da giovane». Giulio Andreotti, incalzato dagli americani che chiedevano alla Dc «fresh faces»: «A Roma, questa impellente necessità di facce fresche, rischia di attirarci un'abbondanza di fresconi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero