Lavoro, dalla minoranza Pd 7 emendamenti al Jobs act: «Art. 18 ai neoassunti dopo 3 anni». Sacconi li stoppa: «Così non è una riforma»

Camusso e Poletti
Sono sette gli emendamenti presentati dalle minoranze Pd alla legge delega sul lavoro. Si va dalla precisazione in merito all'articolo 18 al capitolo degli ammortizzatori. Le...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Sono sette gli emendamenti presentati dalle minoranze Pd alla legge delega sul lavoro. Si va dalla precisazione in merito all'articolo 18 al capitolo degli ammortizzatori. Le proposte di modifica sono firmate da un minimo di 28 senatori Pd a un massimo di 38. I sette emendamenti sono tutti all'articolo 4 della legge delega, che riguarda il contratto a tutele crescenti e dunque il riordino delle forme contrattuali.




Uno degli emendamenti, con la prima firma del senatore Federico Fornaro, prevede la piena tutela dell'articolo 18 per tutti i neoassunti dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti.



Sacconi dice no «Gli emendamenti presentati dalla minoranza del Pd sono irricevibili per chi voglia riformare il mercato del lavoro», afferma Sacconi in una nota. «Essi - prosegue il capogruppo al Senato del Nuovo centrodestra - ipotizzano il contratto a tempo indeterminato con un assurdo periodo di prova senza articolo 18 di tre anni confermando, tra l'altro, che l'articolo 18 è modificabile ma poco. È una proposta senza senso perchè la flessibilità in un triennio è già garantita dalla liberalizzazione dei contratti a termine
».



Poletti: licenziamenti discriminatori fuori dalla discussione. «I licenziamenti discriminatori non sono mai entrati nella discussione. Sono fuori discussione» ha ribadito oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine della riunione del Pd in Senato sul Jobs act. «Noi abbiamo fatto una impostazione della delega aperta, perché la nostra intenzione era e continua ad essere quella di rappresentare in maniera organica tutti gli elementi che sono dentro la delega. Una volta approvata è chiaro che avrà un senso organico e di completezza, quindi i decreti attuativi dovranno essere costruiti con l'obbligo di coerenza».



Alfano «Io dico No! Per tornare a crescere diciamo stop ai totem ideologici. #ItaliaVince con

meno tasse e meno regole». È quanto scrive sui suoi profili Facebook e Twitter il leader di Ncd e ministro dell'Interno, Angelino Alfano.




«Discussione aperta nel Pd, Renzi ci pensi». «Licenziamenti discriminatori a parte, non in discussione, sul resto c'è una discussione del Pd che guarderà tutte le questioni che sono aperte - ha detto Poletti - Questo posso dire io, io faccio il ministro, al resto pensi il segretario del Partito democratico».



Le altre proposte Nell'emendamento delle minoranza è prevista anche la possibilità di cambiare le mansioni di un lavoratore, in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale, va definita sulla base di «parametri oggettivi» e comunque necessita di un accordo tra le parti, con una previsione a livello di contrattazione collettiva, anche aziendale.



Ammortizzatori Prima la riforma degli ammortizzatori, con tanto di specificazione delle risorse, e l'individuazione delle politiche attive, poi la revisione delle tipologie contrattuali: è quanto chiedono con un emendamento le minoranze Pd con un emendamento al ddl delega sul lavoro. «Vogliamo - spiega la senatrice Maria Cecilia Guerra, insieme a a Erica d'Adda, Maria Grazia Gatti e Federico Fornaro - che i due pilastri siano contestuali».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero