Da qualche giorno non arriva nessuno. Il vento sferza a 30 nodi e il mare dell'Egeo è in tempesta, scuro e arrabbiato. Già in troppi sono morti tra queste onde....
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Simbolo di questa umanità è la signora Emilia Kamvysi, la vecchina di 83 anni diventata un simbolo dell'accoglienza degli abitanti di Lesbo, tanto da farle valere la candidatura al Nobel per la pace. La 'nonninà, anche lei figlia di profughi e che in paese chiamano Militza, è stata immortalata in una foto diventata virale sul web mentre dava il biberon al figlio neonato di una giovane profuga. Nello scatto, sedute su una panchina accanto a lei, anche le sue amiche di sempre, Mariza (85 anni) e Efstratya (90). La cronaca di quei giorni racconta che Emilia prese in braccio e riuscì a calmare, cullandolo, il neonato infreddolito e affamato, come pure la sua giovane mamma siriana, stremati dalla traversata in condizioni disperate dalla Turchia. Finalmente il piccolo, una volta rasserenato, ha accettato il biberon che la donna gli offriva. Come tutti gli abitanti di Skala, le tre nonnine hanno aiutato come potevano i disperati in arrivo. «Continuate a farlo», le ha incitate Boldrini, ricevuta nella piccola e modesta casa di Mariza, con una stufa a legna e le tazzine coi fiori, portando in dono una sciarpa bianca e una targa di Montecitorio. Nel porto principale di Mitilene, Boldrini ha incontrato anche gli uomini della guardia costiera chiamati da Frontex a dare il loro contributo in mare. Dal 25 gennaio hanno soccorso più di 320 persone, fino a buttarsi in acqua per recuperare le persone in mare una ad una. «Naufraghi», li chiamano. E basta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero