Lampedusa, ultimo saluto alle vittime: urla strazianti e lacrime per i familiari

Lampedusa, le bare dei 339 migranti trasferite sulla nave Cassiopea
LAMPEDUSA - Tra urla strazianti e pianti un gruppo di eritrei sta dando l'ultimo saluto alle bare con i corpi dei familiari morti durante il naufragio di Lampedusa della...

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LAMPEDUSA - Tra urla strazianti e pianti un gruppo di eritrei sta dando l'ultimo saluto alle bare con i corpi dei familiari morti durante il naufragio di Lampedusa della scorsa settimana: i feretri vengono caricati su una nave per essere portati a Porto Empedocle.


Gli eritrei alzano le foto dei loro parenti morti, che hanno riconosciuto nelle scorse ore, e tendono le mani verso le bare sulle quali sono stati poggiati dei fiori bianchi. Lampedusa è piena di familiari delle vittime del naufragio: molti sono in Francia e in Svizzera e, dopo avere saputo del barcone affondato, sono venuti a vedere se tra le salme c'erano i loro congiunti.



Tensione. Un gruppo di eritrei, parenti delle vittime del naufragio del 3 ottobre, si sono radunati sul molo del Porto Vecchio di Lampedusa per chiedere di poter esaminare dentro le bare prima che queste vengano trasportate a Porto Empedocle. La tensione che si è creata sulla banchina ha bloccato l'operazione di imbarco sulla nave militare Cassiopea. I parenti, giunti da tutta Europa a Lampedusa, non hanno fiducia nel riconoscimento fatto con l'ausilio di fotografie dei cadaveri viste al computer e chiedono di avere la certezza che nella bara col numero loro assegnato ci siano effettivamente i loro cari. Le autorità di polizia stanno spiegando che è impossibile salire sulla nave, dove gran parte delle bare sono state già caricate e infilate nella stiva, ma i parenti non intendono sentire ragioni e manifestano il timore che i loro cari vengano seppelliti senza un riconoscimento certo. Le forze dell'ordine stanno cercando di rassicurarli in modo da poter riprendere le operazioni di carico, e portare così via dall'isola le prime 50 bare dei 359 morti nel naufragio del 3 ottobre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero