L'unico obiettivo di Berlusconi è portare il centrodestra alla vittoria. Lo amareggiano le polemiche interne a FI, tanto che è stato costretto ad imporre il...
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Nessuna partecipazione alla convention di Forza Italia tenuta in un albergo di Ischia (Napoli) ma solo un caffè con gli amici nello stesso hotel: Giuseppe Cioffi, presidente del collegio giudicante al processo in cui sono imputati Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del parlamentare uscente azzurro Luigi Cesaro (indagato a sua volta per gravi reati), spiega così la sua presenza nella stessa location dove gli scorsi 14 e 15 ottobre il partito di Silvio Berlusconi si è riunito.
I NUMERI
Ad Arcore si analizzano i numeri. Sondaggi, rilevazioni continue. Si punta a quota 300 parlamentari, si cerca di capire cosa possa succedere il 5 marzo. «Ci manca poco e quel poco arriverà dal voto frammentato che non avrà rappresentanza», sottolinea Paolo Romani. Per il capogruppo uscente di FI a palazzo Madama lo scenario di larghe intese non è compatibile con la realtà, anche perché il Pd, a suo dire, veleggia su percentuali bassissime. Non ci sarebbero neanche le condizioni, quindi. Tuttavia nell'inner circle berlusconiano non si escludono altre possibili strade, rispetto a quella di un governo FI-Lega-Fdi, con il supporto della quarta gamba. Che il Cavaliere abbia stima nei confronti del presidente della Repubblica è cosa nota. Che il Capo dello Stato conservi un rapporto stabile con Gianni Letta è inutile sottolinearlo. «In caso di pareggio però non è certo automatico che diremmo di sì a tutto», sottolineano fonti parlamentari di FI. Tuttavia Berlusconi a tutti ripete che occorrerà in ogni caso «garantire una stabilità al Paese». Ecco perché ragionano in FI «il sì di Berlusconi ad un governo di scopo non è affatto da escludere». Tanto che c'è chi fa notare come la nuova classe dirigente azzurra annoveri pochi elementi da inquadrare come filo-leghisti.
BAGARRE
A maggior ragione dunque il Cavaliere è seccato per la bagarre post liste. Caos dalla Liguria alle Marche, dall'Abruzzo alla Puglia, dall'Emilia alla Campania. Ieri sono volati gli stracci sotto il Vesuvio con FI costretta ad intervenire due volte. La prima per difendere le scelte compiute: «Nessun caso Campania. Su 436 candidati FI, il movimento ha rinnovato l'85% dei candidati alla Camera e l'83% dei candidati al Senato». La seconda per difendere il coordinatore De Siano, rinnovandogli «fiducia e stima». A dar fuoco alle polveri, la Di Girolamo: «Ero prima nel collegio Avellino-Benevento, da capolista senza nemmeno avvisarmi sono passata seconda in lista. C'è un metodo culturale da estirpare, Berlusconi punisca chi ha fatto questa cosa ignobile. L'unica cosa da fare è commissariare De Siano». Nunzia se la prende direttamente con Mara Carfagna: «Non è ammissibile questo metodo di donna che odia le donne... Se non parla è complice, mi aspetto che prenda le distanze». Dall'ex ministro chiamata in causa, nessun commento. Per lei, spiegano i suoi, rispondono le note partite dal quartier generale in cui si difende l'operato dei vertici campani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero