Ci avevano detto che sarebbe stata l’estate di Lucifero e infatti stiamo bruciando in un inferno. Di fumo, però. Agosto è già alle spalle, i lavoratori...
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È successo ancora ieri mattina nella zona di Serra Spiga (Cosenza) a ridosso dei comuni di Castrolibero e Mendicino dove il fuoco si è avvicinato alle abitazioni del villaggio rom (le palazzine ieri pomeriggio erano state evacuate). Sembrava che il rogo fosse stato domato (dai vigili arrivati sul posto circa tre ore dopo la prima telefonata perché impegnati ancora altrove a domare altre fiamme) e invece stamattina nuovi focolai hanno riacceso la stessa collina. E non solo la collina. 36 i roghi segnalati soltanto in mattinata. I numeri fanno impressione: i dati rilevabili dal Sistema integrato territoriale gestione emergenze della Unione operativa autonoma Protezione civile regionale raccontano che nel periodo 1° giugno-28 agosto 2017 si sono verificati 7.773 incendi con un incremento del 70% rispetto allo stesso arco di tempo relativo al 2016. La provincia di Cosenza è la più colpita con 2.549 roghi e un incremento dell’85% rispetto allo scorso anno. Stiamo parlando, stando a queste prime stime, di 413.08 Kmq, pari al 6,2% della superficie dell’intera provincia.
Adesso, al calare della sera, nell’aria c’è odore di pioggia e qualche nuvola scura si è addensata sulla città mentre si è alzato un vento che, di certo, non collabora al lavoro della Protezione civile e dei vigili del fuoco che già lottano con fiamme, mezzi insufficienti a domare i troppi focolai e quella scarsità d’acqua che non aiuta i canadair. Come interpretare i numeri?
Chiara Penna, avvocato penalista e criminologa, parla della natura dolosa degli incendi: «Non penso sia da ricercarsi in una improvvisa diffusione della piromania in Calabria, perché la piromania è un serio disturbo del controllo degli impulsi e della condotta, alla cui base vi è certamente un’intensa ossessione per il fuoco e i suoi effetti, ma chi ne soffre sente il bisogno di appiccare incendi in modo ricorrente in quanto l’atto stesso induce in lui euforia e sollievo, quindi gli episodi non si verificherebbero solo in determinati periodi dell'anno. Piuttosto considererei altri aspetti legati eventualmente a fattori economici e già certamente al vaglio degli inquirenti e non sottovaluterei, in alcuni casi, l'aspetto emulativo generato dalla ossessiva pubblicità creata dai social. Non bisogna dimenticare, infatti, che se da un lato la diffusione di immagini e video di incendi di tali dimensioni può rappresentare un servizio utile, dall'altro può generare in alcune personalità vulnerabili il sadico desiderio di eguagliare o addirittura superare l'impresa».
Il paradiso abitato da diavoli, per dirla con le parole di Benedetto Croce, continua a bruciare. Stasera forse ci penserà per qualche ora la pioggia, quella pioggia che non ne sa niente della legge 353 del 2000 che ha istituito il “catasto delle aree percorse dal fuoco” sancendo un preciso obbligo in capo ai Comuni. Ma i Comuni non sempre adempiono all’obbligo di introdurre il catasto o comunque non lo aggiornano regolarmente impedendo, così, di realizzare una valutazione realistica della situazione e avere una visione completa delle conseguenze subite. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero