Amava la sua squadra di baseball e la sua squadra amava lui. Fiero di essere la mascotte dei Liberal Bee Jays della cittadina di Liberal, nel Kansas, a soli 9 anni Kaiser Carlile...
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Nathan McCaffrey, il presidente della squadra era lì accanto. «Ho sentito quel suono - racconta - Mi sono voltato e ho appena fatto in tempo a vederlo cadere in terra: una cosa agghiacciante, una cosa che ti schianta. Kaiser era parte della squadra».
Nonostante il bimbo avesse il casco di protezione, le sue condizioni sono apparse subito gravissime: giocatori e pubblico con le mani nei capelli mentre freneticamente venivano organizzati i soccorsi, poi la corsa in ospedale. L'intera città, che conta 20mila abitanti, è rimasta con il fiato sospeso stringendosi intorno alla famiglia, mentre i Liberal Bee Jays scrivevano sulla loro pagina Facebook messaggi di incoraggiamento, così come tante persone del posto. «Kaiser, ti amiamo, stiamo pregando e facciamo il tifo per te» ha scritto il sindaco Joe Denover.
Ma Kaiser non ce l'ha fatta: è morto il giorno dopo. «Con il permesso della famiglia, con infinito dolore e il cuore infranto, informiamo tutti che Kaiser Carlile è morto - ha scritto la società su Facebook - Per favore, pregate per la famiglia e la nostra squadra». Kaiser se n'è andato in cielo accompagnato dall'abbraccio dei suoi tifosi, dall'amore dei suoi compagni di squadra, dal rispetto di una città. Da giocatore vero, davanti al quale tutti si sono tolti il cappello.
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Il Messaggero