Numeri alla mano ha perso, ma Jeremy Corbyn è il vero vincitore delle elezioni in Gran Bretagna, protagonista di una rimonta storica: +37 seggi ai laburisti, contro i 17...
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Ora però, a 68 anni compiuti, il "compagno Jeremy", Jez per gli amici, ha conquistato il centro della scena. Fino a pensare di poter entrare a Downing Street e diventare premier. O almeno d'intralciare la marcia trionfale annunciata di Theresa May, conservatrice fino al midollo, agli antipodi da lui come pochi. E pare ci sia riuscito, perché ora la May rischia di non poter governare. Alfiere del 'no all'austerity', pacifista e socialista mai pentito, Corbyn è arrivato all'appuntamento della vita con gli stessi sogni, gli stessi pregi e difetti, gli stessi abiti sdruciti della gioventù. Solo la barba si è fatta grigia da rossa che era. E il sorriso, amichevole da sempre, si è come addolcito: un pò da nonno ribelle, per i molti giovani millennials che lo acclamano al grido «Jez, we can!».
Nato a Chippenham, nel Wiltshire, figlio di un ingegnere e di una insegnante di matematica conosciutisi durante la Guerra civile spagnola, Jeremy cresce in un clima di attivismo politico destinato a segnarne tutte le scelte future. Dopo essere stato funzionario sindacale, diventa deputato nel collegio londinese di Islington a 34 anni. Le sue cause spaziano dai diritti dei lavoratori alla pace in Irlanda del Nord e in Palestina. Per il leader sudafricano Nelson Mandela, allora in cella nelle galere del regime razzista sostenuto dai governi di Margaret Thatcher, si fa pure arrestare. Difensore del disarmo nucleare, contrario all'interventismo militare, é radicale anche nella vita privata. Vegetariano, astemio e ambientalista, si è sposato 3 volte: la seconda moglie, Claudia Bracchitta, origini italiane, gli ha dato tre figli e ha divorziato nel 1999, pare per aver voluto iscrivere uno dei ragazzi alla scuola privata. L'attuale consorte è cilena e gli ha portato in dote il micio El Gato.
La svolta nel suo destino arriva nel 2015, quando viene eletto a sorpresa leader dei laburisti, sull'onda del rifiuto dilagante nella base verso ex blairiani liberal e "carrieristI" vari.
Il Messaggero