Un bel sospiro di sollievo. È finita bene, con il corollario di un'immancabile felicità dell'intera San Patrignano, l'avventura che ha visto coinvolto - al di là...
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Ore di preoccupazione, cancellate dal ritrovamento del 30enne Gianclaudio Marengo che, dopo essersi perso per le vie della Grande Mela, si è presentato spontaneamente a un presidio di sicurezza. Un bel sospiro di sollievo, per un giovane, volato dall'altra parte del mondo con altri sette compagni del "San Patrignano Running Team", per gareggiare nella corsa più celebre al mondo. Forse il punto più alto di un programma sportivo spalmato su diverse discipline e che, nella cittadella sui colli di Rimini, rappresenta uno dei tasselli importanti nella risalita e nel ritorno alla vita dei tanti ragazzi della Comunità.
«A San Patrignano la corsa è da sempre uno degli sport più praticati e grazie al dottor Gabriele Rosa», che guida il drappello dei 'runner', ormai alla terza partecipazione alla sfida newyorchese, «negli anni abbiamo strutturato sempre più questa attività - spiegava alla vigilia della gara il dottor Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano e del progetto -: l'attività educativa e di recupero passa anche attraverso queste discipline» vero e proprio «strumento per trasmettere importanti valori di vita».
Valori che Marengo, da oltre tre anni a Sanpa e impegnato nel laboratorio di falegnameria, sta cercando di fare propri scoprendo «nella corsa - osservano dalla Romagna - una nuova passione», tanto grande che la Comunità ha deciso di premiarlo inserendolo nel San Patrignano Running Team volato in America. Il 30enne, sparito dopo avere tagliato il traguardo di Central Park, è stato dipinto dai media statunitensi come una persona affetta disturbo mentale: condizione smentita da San Patrignano secondo cui si tratta, invece, di una «persona fragile, vulnerabile e molto emotiva che dopo anni di tossicodipendenza ha trovato un'opportunità di recupero a San Patrignano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero