Tensione alle stelle tra israeliani e palestinesi. Annunciata da giorni, la 'Giornata della collerà palestinese contro le nuove misure di sicurezza israeliane sulla...
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Sempre in serata il presidente palestinese Abu Mazen ha annunciato che congelerà i contatti a tutti i livelli con Israele. È ancora presto per stabilire se si sia alla vigilia di una nuova insurrezione popolare. Ma oggi Gerusalemme est, la Cisgiordania e anche la più distante Gaza hanno vissuto una giornata di intifada. Più preoccupante ancora la sensazione che in questa circostanza due leader navigati al potere ininterrottamente da quasi un decennio - il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen - non si siano mostrati all'altezza della situazione. Nell'ultima settimana il primo è stato impegnato in Francia e Ungheria, il secondo in Cina. Quando ieri, al loro ritorno, hanno cercato di escogitare in extremis soluzioni di compromesso per le ispezioni di sicurezza alla Spianata delle Moschee - il Monte del Tempio per gli ebrei - hanno constatato che quanti volevano invece soffiare sul fuoco (Hamas, la corrente radicale di al-Fatah, il Movimento islamico in Israele) avevano ormai completato i preparativi per la giornata di lotta. La miccia delle violenze odierne è stata accesa sulla Spianata delle Moschee una settimana fa, quando tre arabi israeliani hanno ucciso due agenti di polizia, sparando loro a bruciapelo, per poi essere abbattuti a loro volta a pochi passi dalla Moschea al-Aqsa.
In una reazione a caldo Israele ha allora installato metal detector agli accessi principali: una misura normale di sicurezza, agli occhi israeliani, un grave cambiamento dello status quo per il Waqf, l'ente per la protezione dei beni islamici in Palestina. Ieri il governo israeliano ha deciso di lasciare in funzione i varchi elettronici, malgrado gli appelli del Waqf ad una protesta di massa in concomitanza delle preghiere del venerdì. Di prima mattina, migliaia di agenti sono stati dislocati in prossimità della Città Vecchia, limitando l'ingresso ai soli adulti di oltre 50 anni. Le preghiere di protesta, recitate da migliaia di fedeli nelle strade vicine - nessuno di loro è voluto passare per i metal detector -, si sono concluse senza incidenti. Ma subito dopo la rabbia è esplosa in diversi rioni di Gerusalemme, dove migliaia di palestinesi hanno scagliato sassi e sparato fuochi d'artificio ad altezza d'uomo contro gli agenti di polizia. Questi hanno reagito con gas lacrimogeni e proiettili rivestiti di gomma.
Ma le proteste si sono allargate a tutta la Cisgiordania.
Il Messaggero