Quasi 80mila persone fuori casa: il terzo giorno di incendi ha messo in ginocchio Israele, soprattutto Haifa, terza città del Paese. Ma oggi - oltre alla siccità e...
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Al tempo stesso lo Stato ebraico ha denunciato la campagna di soddisfazione per la situazione apparsa sui siti arabi dove - come ha segnalato l'ufficio del primo ministro - si inneggia all'incendio e uno degli hashtag più diffusi è "Israele brucia". Il leader della Lista Araba Unita (terza forza alla Knesset) Ayman Odeh ha respinto le accuse e ha detto che «non è questione di arabi contro ebrei». Da Gaza, Hamas, secondo i media israeliani, ha lodato gli incendi, ma Fatah, il partito di maggioranza nei Territori, ha condannato le espressioni di giubilo e il presidente palestinese Abu Mazen ha anche offerto aiuti a Israele. «Ogni incendio doloso, o anche chi incita a fare incendi - ha sottolineato Netanyahu - è un atto di terrorismo e così sarà considerato. Già ieri abbiamo detto che ci sono incendi per negligenza e altri volontariamente appiccati. Questi ultimi stanno crescendo. Fronteggiamo un terrorismo dei piromani. Chi cerca di bruciare la terra di Israele - ha promesso - sarà punito con la massima durezza».
Il sindaco di Haifa Yona Yahav ha parlato di «disastro nazionale che ha colpito la città»: «Non siamo in grado di dire quanta gente è coinvolta visto che molti dei residenti dell'area del Carmel (la zona di Haifa e dintorni, ndr) sono al lavoro e non a casa.
Il Messaggero