Sulla sua testa Washington aveva messo una taglia da tre milioni di dollari. Tariq bin Tahar al-Awni al-Harzi, 33 anni, tunisino, combattente di alto livello dello Stato islamico...
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L'uomo, che sarebbe riuscito a fuggito nel luglio 2013 dalla prigione di Abu Ghraib, era stato soprannominato dal dipartimento di Stato come "amir (leader) degli attentatori suicidi" ed era nel mirino del Pentagono per aver aiutato i miliziani sunniti a rastrellare denaro e a supervisionare il reclutamento dei cosiddetti “foreign fighters” dall'Europa. Conosciuto per aver coordinato centinaia di attentati kamikaze in tutto il mondo, il terrorista aveva raccolto fondi in tutto il Golfo per finanziare il terrorismo, ricevendo, in un caso, 2 milioni di dollari in una sola volta da una persona del Qatar. A settembre il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva imposto sanzioni economiche ad al-Harzi, mentre dallo scorso settembre su di lui era stata messa una taglia da 3 milioni di dollari.
«La morte di al-Harzi - ha detto il capitano Jeff Davis, portavoce del Pentagono - avrà un impatto sulla capacità dell'Isis di integrare i combattenti stranieri terroristi nella guerra in Siria e Iraq, così come di spostare persone e attrezzature superando i confini dei due Paesi».
La notizia relativa alla morte del fratello Ali Harzi è stata data la settimana scorsa dai funzionari americani, che sospettavano avesse avuto un ruolo nell'attacco del 2012 a Bengasi, in Libia, in cui morirono quattro cittadini statunitensi, incluso l'ambasciatore Usa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero