Isis, al summit anti terrorismo di Obama l'italiano Chaouki: «Serve una Davos euro-mediterranea»

Isis, al summit anti terrorismo di Obama l'italiano Chaouki: «Serve una Davos euro-mediterranea»
Al summit anti-terrorismo di Washington, organizzato dalla Casa Bianca per riflettere sulle dinamiche dell'estremismo islamico, è stato invitato un solo esperto italiano,...

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Al summit anti-terrorismo di Washington, organizzato dalla Casa Bianca per riflettere sulle dinamiche dell'estremismo islamico, è stato invitato un solo esperto italiano, Khalid Chaouki, giovane deputato del Pd, esempio di integrazione, musulmano praticante, nato in Marocco ma cresciuto a Reggio Emilia dove ha studiato ed è cresciuto. “Mi hanno invitato perchè sono stato ritenuto portatore di più sensibilità, un potenziale mediatore tra il mondo arabo in Occidente e la realtà esistente dall'altra sponda del Mediterraneo”.




Il summit annunciato da Obama nei giorni in cui il mondo era sotto shock per gli attacchi di Parigi ha l'obiettivo di riflettere non solo della Libia, dell'Iraq, dell'Isis, ma delle dinamiche all'interno delle società occidentali per trovare il modo di bloccare le operazioni di reclutamento che stanno portando molti ragazzi a partire come 'foreign fighters', oppure a pianificare attacchi terroristici, anche isolati, da parte di 'cani sciolti'.



Quale è il terreno in cui si innesca la radicalizzazione? Riguarda solo la marginalizzazione socio economica e politica di individui e gruppi sociali o è qualcosa di diverso? “E' un bene riflettere. In Italia, per esempio, abbiamo certamente un serio problema di qualità e di formazione degli imam. Molte volte provengono dai Paesi islamici ignorando però le specificità della comunità musulmane residenti in Occidente. Magari non conoscono nemmeno bene la lingua italiana e così rischiano di veicolare messaggi contrastanti con il processo di integrazione dei giovani”.



Khalid Chaouki non nasconde preoccupazioni per le minacce veicolate dall'Isis a Roma e al Vaticano. “E' innegabile che lo sforzo di Papa Francesco per stimolare le istituzioni culturali islamiche a pronunciare delle chiare condanne contro l'estremismo, sta esponendo il Vaticano e l'Italia ad una minaccia concreta”. L'idea di Chaouki è di realizzare spazi concreti di scambio tra le società civili del mondo musulmano e l'Occidente. Insomma una specie di Davos euro-mediterranea per pensare insieme un futuro comune capace di isolare “totalmente le derive radicali” e ragionare sulle nuove parole comuni: “giustizia sociale, sviluppo sostenibile, scambio sociale, condivisione economica”.



Una guerra in Libia non basta, anzi, a suo dire sarebbe inutile, senza un progetto dietro. “Non possiamo contrapporre mondo occidentale e mondo islamico. Bisogna moltiplicare sforzi per portare dalla nostra parte la maggioranza della popolazione araba, a partire da tutte le fazioni libiche. Non possiamo essere percepiti come i neo coloni in un Paese in cui stavamo gradualmente riconquistando stima e fiducia”. La vera guerra è riuscire a isolare culturalmente l'Isis. Come? “Con una battaglia delle idee, tra imam e leader coraggiosi”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero