Niente musica, niente filosofia, niente psicologia. Di studi sociali, storia, geografia e letteratura neanche a parlarne. Il pensiero critico deve rimanere fuori dalla porta (e...
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Ai nuovi programmi scolastici ISIS ha voluto aggiungere anche alcune misure educative a protezione della purezza dei giovani studenti. Tra questi, l’abolizione degli inni nazionali di Siria e Iraq e il divieto assoluto di usare parole come patria, cittadinanza, nazionalismo e patriottismo.
Ma il vero colpo da maestro, a livello propagandistico, dell’organizzazione islamica è arrivato nei giorni scorsi con l’annuncio ufficiale dell’apertura di scuole femminili per preparare – si legge nei siti e nei forum riconducibili allo Stato Islamico – “le sorelle ai campi di battaglia della jihad”. Stando a quello che si legge (e che è stato riportato in alcuni media internazionali) la scuola si chiamerebbe al-Zawra (come la più famosa squadra di calcio irachena) e non sarebbe adatta (o destinata) a tutte le donne.
Per entrare a far parte della potenziale élite femminile di ISIS, infatti, è necessario “mostrare un interesse per le cinture esplosive e le bombe più che per i vestiti bianchi, i castelli e i mobili di pregio”. Le eroine di queste ragazze – giovanissime e meno – non possono essere Cenerentola o la Bella Addormentata (e tanto meno le Wynx) ma personaggi della tradizione come Nusaybah bint Ka’ab, una donna musulmana che combatté con il proprio marito nella Battaglia di Uhud del 625 (quella in cui, secondo il Corano, venne ferito Maometto) e che riuscì, nonostante le dodici gravi ferite subite, a tagliare via la gamba all’uomo che aveva colpito suo figlio.
Ad al-Zawra le “sorelle della Jihad” possono seguire corsi di cucito e cucina, di pronto soccorso, Islam e Sharia, armi e – naturalmente, nonostante possa sembrare una pesante concessione alla modernità – di utilizzo dei social media per contribuire, nel ruolo di disseminatrici, alla diffusione del pensiero e degli ideali dello Stato Islamico. E per quelle che non possono recarsi, per diversi motivi, presso l’istituto c’è anche la possibilità di frequentare corsi a distanza grazie agli onnipresenti video su youtube e al canale appositamente dedicato. A quanto si può vedere nei social (la pagina Facebook è però già stata sospesa per violazione alla policy, a differenza del profilo twitter e del canale Youtube) la risposta di alcune donne sembra positiva. C’è chi tra loro, se gli account personali sono reali, ha risposto con un emoticon a forma di cuore, felice di aver scoperto che c’è un luogo dove è possibile addestrarsi come “sostenitrice femminile”. E sul canale Youtube è disponibile un video di presentazione della scuola che spiega la filosofia dell’istituzione, le nuove frontiere del reclutamento e del proselitismo sembrano davvero spostarsi sempre oltre ogni immaginazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero