di Federica Macagnone Mentre i grandi della terra stanno valutando la giusta strategia per combattere lo Stato Islamico, in...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Mentre i grandi della terra stanno valutando la giusta strategia per combattere lo Stato Islamico, in attesa di soluzioni definitive su internet arriva il modo per “sotterrare” i jihadisti con una grande risata: proprio il mezzo che i terroristi utilizzano per veicolare il loro messaggio di paura, di ora in ora si sta riempiendo di meme in cui gli uomini del Califfo vengono ridicolizzati e trasformati in papere gialle.
L'idea è stata lanciata dagli hacker del collettivo “4chan” che, grazie a photoshop, hanno schernito i jihadisti sostituendo i volti dei terroristi trionfanti con quelli di papere gialle di gomma. Poco dopo che le prime immagini avevano fatto da apripista, gli utenti hanno iniziato a condividere la loro personale versione dei terroristi: e così, il motto con cui i jihadisti lanciano i loro attacchi “Allahu Akbar” (Dio è il più grande) è stato sostituito con l’irriverente “Allahu Quackbar”. La faccia del califfo Abu Bakr al Baghdadi è stata rimpiazzata da quella di un papero dalla bocca spalancata e i kalashnikov hanno dovuto abdicare a favore di spazzoloni per pulire i water. Anche la bandiera nera dell'Isis ha adesso la sua versione “aviaria” con un enorme papero a dominarla.
In poche ore i jihadisti-papere hanno invaso Reddit per poi diventare una vera e propria mania su Twitter e Facebook. Ma non è la prima volta che l'ironia viene usata per esorcizzare la paura e combattere la propaganda del Califfato. È della scorsa settimana il caso di #BrusselsLockdown che ha già fatto storia: centinaia di gattini hanno riempito la rete in risposta alla richiesta dalla polizia belga di non diffondere informazioni sulle loro operazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero