Follia Isis: in un nuovo video bambino boia uccide prigionieri russi

Follia Isis: in un nuovo video bambino boia uccide prigionieri russi
Una violenza inaudita che è difficile raccontare e spiegare. Sembra essere questo il nuovo livello raggiunto dalla propaganda dell'autoproclamato Stato Islamico con la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una violenza inaudita che è difficile raccontare e spiegare. Sembra essere questo il nuovo livello raggiunto dalla propaganda dell'autoproclamato Stato Islamico con la diffusione del video che mostra un bambino, probabilmente kazako nell'atto di sparare alla testa di due uomini, in quella che sembra essere a tutti gli effetti una vera e propria esecuzione.








Il video, su compare il logo di Al-Hayat Media considerato uno dei canali di comunicazione ufficiali di Is, ha cominciato a circolare questa mattina su alcuni degli account twitter in arabo di simpatizzanti e sostenitori dello Stato Islamico. Il link rimandava dapprima a un forum jihadista e poi ad alcuni canali video normalmente frequentati da fondamentalisti islamici. Ma è con la comparsa di alcuni fotogrammi sul Site (Search for International Terrorist Entities Intelligence Group) che ha ottenuto l'attenzione mediatica della comunità internazionale.



I due uomini che compaiono nel video sono accusati di essere due agenti del FSB (Servizi di sicurezza russi). Nella parte iniziale dei sette minuti e trentacinque secondi complessivi di immagini girate (tutte sottotitolate sia in arabo che in inglese), durante quello che appare come un interrogatorio/confessione, uno dei due dichiara di chiamarsi Mamayev Jambulat, di essere nato in Kazakhstan e di essere stato mandato a raccogliere informazioni sullo Stato Islamico e avvicinarsi ai suoi membri. Il secondo, che dice di chiamarsi Ashimov Sergey Nikolayavich, sostiene di aver lavorato per l'intelligence russa e di essere stato mandato a uccidere uno specifico leader di Is. Entrambi sarebbero stati pagati, secondo quanto da loro stessi dichiarato nel video, dalla Russia.



Finite le immagini dell'interrogatorio, lo scenario cambia e, accompagnato da un uomo in mimetica - probabilmente un militante Is -, compare un bambino dai lineamenti kazaki. Si tratta di un "volto noto" nella propaganda dello Stato Islamico. A novembre dello scorso anno il Daily Mail britannico aveva pubblicato le immagini di un video di propaganda di Is che mostrava l'addestramento con l'Ak7 di bambini soldato in Kazakhstan. Anche allora si trattava di immagini di altissima qualità (come quelle del video comparso oggi) con sottotitoli in arabo e inglese. In alcune delle immagini compariva, in primo piano, proprio il bambino immortalato oggi nell'atto di giustiziare i due russi.



Dopo un proclama e l'invocazione della benedizione di Allah da parte dell'uomo che lo accompagna, il bambino spara alla testa dei due uomini che crollano a terra. L'autenticità del video, così come la conferma del fatto che due cittadini russi siano stati effettivamente uccisi da Is, non ha ancora avuto conferma. In alcuni forum più di un utente ha parlato della possibilità che si tratti di un fake, ma la coincidenza della presenza del bimbo kazako in due video differenti prodotti, apparentemente, sempre da Al-Hayat Media potrebbe fornire indicazioni diverse A ciò si aggiungono i commenti (entusiastici) di molti simpatizzanti di Is nei loro social media. Il video, qualunque sia la realtà, sta probabilmente raggiungendo il suo terribile obiettivo: sconvolgere e terrorizzare il mondo intero.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero